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Superbonus, i lavori "gratuiti" ci sono costati 170 miliardi

Attilio Barbieri
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«Il Superbonus, insieme al bonus facciate e, in misura minore, gli incentivi alle imprese Transizione 4.0 hanno inciso marcatamente sui conti pubblici degli ultimi anni lasciando anche una pesante eredità sul futuro. I loro effetti finanziari risultano a oggisuperiori a quelli attesi nelle stime ufficiali per l’intero periodo di validità delle misure». La memoria che l’Ufficio parlamentare di bilancio ha trasmesso alla Commissione finanze del Senato in tema di agevolazioni fiscali all’edilizia, ufficializza il peso dei superbonus e ne quantifica il peso sul Prodotto interno lordo. 

«Al 1° marzo 2024, data di pubblicazione del conto economico delle amministrazioni pubbliche», scrivono gli economisti dell’Upb nella memoria, «l’ammontare del Superbonus nel periodo 2020-23 è stato pari a circa 170 miliardi». E «inciderà, a livello di debito, soprattutto sul triennio 2024-26», con un «impatto in media annua pari a circa l’1,8 per cento». Insomma i bonus edilizi introdotti e difesi a spada tratta dal Movimento 5 Stelle e da Giuseppe Conte hanno l’effetto di una bomba atomica sui conti dello Stato. «La differenza tra i risultati e le attese è stata macroscopica nel caso del Superbonus e non ha precedenti», sottolinea l’Upb, per una serie di fattori che si sono succeduti nel tempo. Tra questi ci sono «il progressivo prolungamento della validità della misura da fine 2021 a tutto il 2025 (con aliquota al 110 per cento fino a tutto il 2023)» e poi «gli effetti annuncio di norme volte a contenere il ricorso all’agevolazione che hanno comportato a tratti accelerazioni» nell’apertura dei cantieri, «e nella realizzazione dei lavori». 

 

In pratica più si moltiplicavano gli allarmi sui conti e si anticipavano possibili stop, più accelerava la corsa ad aggiudicarsi il 110%, prima che subentrassero eventuali paletti. Contrariamente a quel che sostiene la sinistra, però, non sono gli edifici unifamiliari ad aver fatto saltare il banco. La gran parte del buco si deve ai condomini. Secondo i dati a marzo 2024, l’ammontare complessivo degli investimenti agevolati con il Superbonus ha raggiunto 117,2 miliardi, relativi a 494.406 edifici, per un importo medio agevolato di circa 237.000 euro. E due terzi degli investimenti totali riguardano appunto i condomini (78,1 miliardi), distribuiti su quasi 132.500 edifici. Vale la pena di notare che l’avvio dei lavori con il Superbonus non si è spalmato su tutto il periodo di validità della misura. Nei primi diciotto mesi - da luglio 2020 a dicembre 2021 - sono stati cantierati lavori per 16,2 miliardi, passati a fine 2022 a 62,5 miliardi (+46,3 miliardi) e a 102,7 miliardi a fine 2023 (+40,2 miliardi). 

Il cambio di passo si è visto ad aprile 2023, quando si sono bloccate per decreto le asseverazioni chieste per edifici diversi dai condomini. Effetto, da un lato, del decreto che ha previsto il blocco della cessione del credito e, dall’altro, delle restrizioni riguardanti i requisiti reddituali dei proprietari. Lo stesso decreto però aveva stabilito per i condomini una deroga del blocco per i lavori già avviati o per chi avesse presentato una “comunicazione di inizio lavori asseverata” prima del 17 febbraio 2023. Per questo i cantieri condominiali – a differenza degli altri immobili – non si sono arrestati, e hanno finito per rappresentare la quasi totalità dei nuovi investimenti nei dodici mesi tra aprile 2023 e marzo 2024. Quella del Superbonus è un’esperienza da cui «occorre trarre insegnamento per le future agevolazioni», osserva l’Upb, che indica la rotta: selettività e stop agli automatismi. In prospettiva la soluzione suggerita è un contributo diretto alla spesa, modulato in base alle condizioni economiche delle famiglie e alla classe energetica dell’edificio, sottoposto ad autorizzazioni preventive e soggetto a un limite di spesa, o con prestiti agevolati.

 

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