John Elkann, la rivolta dei giornalisti di Repubblica e Stampa
I giornalisti di Stampa e Repubblica si scagliano contro il loro editore, John El kann. In quattro anni, accusano, «ha smantellato senza alcuna strategia» il gruppo Gedi. Doveva essere un rilancio, ma è diventata una liquidazione. La storia recente di Gedi, fino a pochi anni fa uno dei primi gruppi editoriali italiani, è infatti una storia di dismissioni. Sotto la gestione Elkann la tagliola ha colpito soprattutto i quotidiani. Una dopo l’altra, quasi tutte le testate locali sono state vendute. L’azienda, di cui è presidente John Elkann, conserva ancora la proprietà di Repubblica e La Stampa. L’ultima cessione, quella de Il Secolo XIX, ha scatenato l’ira delle redazioni del gruppo. «Le rappresentanze sindacali dei giornalisti delle testate rimaste non ripongono più alcuna fiducia nelle parole dell’attuale management» si legge in una nota pubblicata da quello che si definisce il “coordinamento superstite del gruppo Gedi”.
L’operazione è stata annunciata mercoledì scorso, quando il gruppo editoriale controllato da Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli, ha diramato una nota per dare conto del raggiungimento di «un’intesa preliminare» per la vendita dello storico giornale genovese al colosso svizzero delle crociere Msc, il cui patron è l’imprenditore napoletano Gianluigi Aponte. Ora partiranno le negoziazioni in esclusiva per arrivare poi alla chiusura dell’operazione. Ma se per l’amministratore delegato di Gedi, Maurizio Scanavino, la cessione «mira a assicurare un solido futuro a una testata importante come Il Secolo XIX», per il comitato di redazione (Cdr) de La Stampa l’annuncio «conferma la perdita totale di credibilità dell’editore che solamente la scorsa settimana, pur a fronte delle voci sempre più ricorrenti e a domanda diretta, aveva negato ai rappresentanti della redazione l’esistenza di ogni trattativa, smentendo anche azioni o sollecitazioni volte alla ricerca di possibili acquirenti».
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A suscitare la protesta dei redattori de la Stampa, che hanno dichiarato lo stato di agitazione, è anche il fatto che il modus operandi del gruppo editoriale sembra ormai consolidato. «Non è la prima volta che nel volgere di pochi giorni si concretizza quanto Gedi smentisce» spiega la nota del Cdr. «È una vergogna, un atteggiamento inaccettabile, non rispettoso della redazione e dei rapporti col comitato di redazione». Sulla stessa linea anche i rappresentanti dei giornalisti del Secolo XIX. «Dopo numerose smentite» si legge nel comunicato del Cdr, Gedi «ha dimostrato ancora una volta tutta la sua poca credibilità».
Del resto da quando gli Elkann sono saliti al comando nel 2020 è stata portata avanti una vera e propria campagna di dismissioni. Nel 2019, prima del passaggio di proprietà, Gedi era il primo editore di quotidiani in Italia: controllava La Repubblica, La Stampa, tredici testate locali, oltre a diversi periodici, tra cui L’Espresso, ed era uno dei principali gruppi nel settore radiofonico, con tre emittenti nazionali, tra cui Radio Deejay. Il 23 aprile 2020, Giano Holding, società per azioni di nuova costituzione detenuta da Exor, acquista per 102,4 milioni di euro il pacchetto di maggioranza di Gedi, di cui Exor controllava già il 6%, dalla Cir, cassaforte dei De Benedetti che aveva in pancia il 43,7% del gruppo. John Elkann, nominato presidente del gruppo editoriale, spiegò che con l’operazione «ci impegniamo in un progetto imprenditoriale rigoroso» e che «Exor assicurerà la stabilità necessaria per accelerare le trasformazioni sul piano tecnologico e organizzativo». Lo stesso giorno in cui viene formalizzato il passaggio di proprietà, il direttore di Repubblica, Carlo Verdelli viene licenziato.
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Pochi mesi dopo Gedi comincia a vendere. Il 9 ottobre il gruppo annuncia di aver raggiunto un accordo per la cessione del ramo d’azienda delle testate il Tirreno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio, la Nuova Ferrara. Il 13 dicembre, viene comunicato via mail a Paolo Flores D’Arcais, direttore di Micromega, la chiusura della rivista culturale a partire dal 1° gennaio 2021.
Nel frattempo, di pari passo con le dismissioni dei giornali cartacei, Gedi si rafforza sull’online, con una serie di acquisizioni di siti incentrati sul marketing e la vendita di prodotti, come alfemminile, AutoXYe Stardust. Insomma, i giornali, almeno nei piani strategici dei vertici aziendali, sembrano sorpassati. Tant’è che le dismissioni proseguono. Il 25 novembre 2021 Gedi si libera de La Nuova Sardegna, tre mesi prima di vendere il fiore all’occhiello del giornalismo d’inchiesta: dopo aver rassicurato il comitato di redazione, bollando le voci di una possibile cessione come «totalmente infondate», il 7 marzo 2022 il gruppo cede l’Espresso a Bfc Media. Ma è durante l’anno scorso che le cessioni si susseguono a un ritmo impetuoso.
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Il 27 marzo 2023 Gedi annuncia la vendita di sette testate a Nord Est Multimedia: Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto, Il Piccolo e il sito Nordest Economia. Mentre continuano a circolare rumors sulla possibile cessione di Repubblica, il 29 settembre viene formalizzato il passaggio al Gruppo Athesis della Gazzetta di Mantova e a febbraio 2024 partono le trattative per la vendita della Provincia Pavese. Infine, mercoledì scorso, la cessione del Secolo XIX. A dispetto delle rassicurazioni di John Elkann e dell’ad Scanavino, l’obiettivo sembra insomma solo uno: fare cassa.