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Cacao, in 12 mesi prezzo aumentato del 199%: ecco perché

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Attilio Barbieri
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Oltre 8mila dollari alla tonnellata: la quotazione del cacao sulla piazza di New York ha bruciato tutti i record e raggiunto il massimo storico nella seduta di venerdì. Soltanto negli ultimi 12 mesi il prezzo di mercato delle fave di cacao è aumentato del 199,6%. Un rincaro che si è trasmesso soltanto in minima parte sui cartellini della cioccolata in vendita al pubblico ma che promette di farne il prossimo “caso”, dopo quelli di mais e patate. Ad alzare il velo sulla nuova bolla nel mercato delle materie prime agricole è stata un’inchiesta del Financial Times: dopo gli scarsi raccolti di cacao in Africa occidentale, i fondi speculativi hanno fiutato aria di affare e dalla fine di dicembre 2023 hanno iniziato a sottoscrivere a man bassa contrattifutures soprattutto sul New York Cocoa Exchange.

Secondo i dati rilevati in settimana dalla Commodity Futures Trading Commission, authority che vigila sui mercati delle materie prime, riportati dal quotidiano finanziario britannico, le posizioni al rialzo aperte in questi ultimi tre mesi dagli hedge fund, ammontano a circa 8,7 miliardi di dollari. Una situazione che non si era mai verificata nella storia di questa commodity.
Come sempre accade la speculazione ha accentuato una tendenza già in atto sul mercato del cacao crudo. I coltivatori di Gana e Costa d’Avorio- i primi due produttori mondiali che da soli coprivano il 60% del fabbisogno mondiale - registrano da tre anni raccolti sempre più scarsi per colpa di una virosi trasmessa alle piante da una cocciniglia che riduce drasticamente la produzione di fave di cacao. E i coltivatori locali non hanno le disponibilità finanziarie per permettersi i fitofarmaci indispensabili a debellare la malattia.

VIRUS DEI GERMOGLI
Gli effetti della Cocoa swollen shoot virus disease, letteralmente “malattia da virus del germoglio gonfio del cacao”, sommati a quelli delle condizioni avverse provocate dai cambiamenti climatici in atto hanno tagliato la produzione in molti distretti produttivi fino al 40%. La carenza di materia prima è tale che perfino la multinazionale americana Cargill, primo acquirente delle fave di cacao prodotte in Costa d’Avorio, ha dovuto fermare le attività di torrefazione in Africa e a partire dal 2024 opera al 20% della propria capacità. Dunque sui mercati all’origine si registra in effetti una forte carenza di materia prima, in atto per altro almeno da 2020. Un terreno particolarmente fertile per gli speculatori. Secondo Martin Bron, responsabile globale del commercio di cacao e cioccolato proprio per la Cargill fino al 2022, i fondi speculativi hanno «la più grande esposizione al rischio del cacao mai registrata da sempre».
Non sono la causa scatenante dell’aumento dei prezzi, «ma in un contesto di mercato a bassa liquidità, possono amplificare movimenti di mercato anche a livelli estremi». Quelli raggiunti dal cacao crudo in questi giorni al New York Cocoa Exchange. E la strategia speculativa sta ripagando in termini di guadagni. Secondo uno studio pubblicato di recente dalla Société Générale, che puntava a scoprire le strategie d’investimento vincenti in questo primo scorcio di 2024, i guadagni realizzati con il cacao sono in cima alla lista dei profitti realizzati dai fondi che operano sulle materie prime alimentari.

EFFETTI SUL CIOCCOLATO
Per ora i rincari all’origine si sono trasmessi soltanto in parte nella filiera che porta dalle fave di cacao al cioccolato. Gli aumenti per le uova di Pasqua sono già scattati. Il Codacons calcola un rincaro medio del 24%, dopo il +15,4% registrato nel 2023. Anche le uova destinate ai bambini a prezzo fisso di uno dei marchi in assoluto più diffusi in Italia, spiega l’associazione, sono passate nella versione da 150 grammi dai 9,99 euro dello scorso anno agli attuali 11,99 euro, con un incremento netto di 2 euro, vale a dire del 20%. Le uova di fascia più alta per adulti, con cioccolato al latte o fondente e un peso tra i 320 e i 365 grammi, arrivano a superare i 18 euro al pezzo, con incrementi superiori al 33% rispetto ai listini del 2023. Per alcune uova di note marche specializzate in cioccolato, i rincari superano addirittura quota +40%. Va un po’ meglio per i prodotti destinati ai più piccoli: i prezzi delle uova legate a cartoni animati, giochi, personaggi famosi o serie tv aumentano in media del 16,7% rispetto allo scorso anno. In media, la produzione di uova pasquali nel nostro Paese supera le 31mila tonnellate all’anno, con un giro d'affari stimato in oltre 300 milioni di euro nel 2023: questo significa che, a parità di acquisti, i rincari peseranno per circa 72 milioni di euro aggiuntivi sulle tasche dei consumatori.
Ma gli effetti della bolla del cacao si potranno percepire in pieno soltanto a partire dalla tarda primavera, quando le partite acquistate ai prezzi attuali- gli 8.150 dollari a tonnellata sono per i futures con consegna a maggio entreranno in produzione in Europa.

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