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Petrolio, "stop alle forniture" e prezzi alle stelle: l'Europa può piombare nel caos

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Il petrolio ha chiuso in rialzo ieri 12 gennaio al Nymex di New York, con il Brent non distante dalla quota di 80 dollari dopo la fiammata negli scambi globali registrata a seguito delle preoccupazioni del mercato per l’escalation delle tensioni in Medio Oriente dopo gli attacchi aerei degli Stati Uniti e del Regno Unito contro i ribelli Houthi nello Yemen che potrebbero portare a interruzioni nelle forniture di petrolio. Al termine delle contrattazioni il Brent passa di mano a 78,4 dollari al barile, in crescita dell’1,38%, mentre il Brent viene ceduto a 72,8 dollari, in salita dell’1,22%. Dati che preoccupano il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che si è detto allarmato dall’impatto della guerra sul prezzo del petrolio. 

"Se gran parte dei flussi attraverso lo Stretto di Hormuz venisse interrotta, l'impatto sui mercati del gas sarebbe fino a tre volte superiore a quello degli shock dei prezzi del petrolio degli anni '70 e più del doppio di quello della guerra in Ucraina, con conseguenze sulle catene di approvvigionamento e sui livelli delle scorte già fragili", tuona Saul Kavonic, analista energetico di MST Marquee, parlando con la Reuters. 

 

 

Che questa situazione in Medio Oriente abbia ripercussioni dirette sui consumatori europei e italiani, attraverso una serie di rincari di prezzi e tariffe che potrebbero interessare diversi settori e costare centinaia di euro alle famiglie, è abbastanza certo. A denunciarlo è Assoutenti, che ha calcolato i possibili impatti della crisi in atto sule tasche dei consumatori.

"Le quotazioni del petrolio sono immediatamente salite come conseguenza dell’escalation militare in Medio Oriente, mentre le petroliere cambiano rotta e registrano forti ritardi nelle consegne - spiega il presidente Gabriele Melluso - Fattori che rischiano di determinare a breve un incremento dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa: un aumento ipotetico del 10% dei listini al pubblico praticati dai distributori, porterebbe il prezzo medio della verde a 1,950 euro al litro, equivalente ad una maggiore spesa su base annua pari a +213 euro a famiglia solo a titolo di rifornimenti di carburante".

 

 

Inoltre ci saranno maggiori costi di trasporto legati alla situazione in atto nel Mar Rosso. "Si tratta di una rotta strategica per l’Italia dove transita il 40% del nostro import-export marittimo per un totale di 154 miliardi di euro - afferma Melluso - I cambi di rotta operati nelle ultime ore dalle navi in transito nella zona determinano un forte incremento dei costi di trasporto e pesanti ritardi nelle consegne che, unitamente ai rialzi dei carburanti, potrebbero riflettersi in modo diretto sui prezzi al dettaglio delle merci vendute in Italia dando vita ad una spirale inflattiva: un incremento di appena il +1% del tasso di inflazione pesa, considerando i consumi di una famiglia con due figli, per +411 euro all’anno".

C’è infine i rischio di rincari per le bollette energetiche, con il gas che nelle ultime ore è balzato a 32 euro al MWh al Ttf di Amsterdam con un incremento che sfiora il 4%. "Un rialzo delle quotazioni dell’energia potrebbe fermare la discesa delle tariffe di luce e gas registrata nell’ultimo periodo, portando ad una risalita delle bollette con un impatto stimato fino a +200 euro annui a famiglia". 

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