Btp battono i bond di Germania e Usa
Dovevano finire sotto il fuoco incrociato della speculazione, finire sepolti dalle legnate delle agenzie di rating, diventare il simbolo della perdita di credibilità del governo. Ebbene, dati alla mano, i Btp sono diventati la migliore occasione di guadagno per i risparmiatori, lasciano indietro persino titoli ben più blasonati e, sulla carta, affidabili, come i Bund tedeschi o i Treasury americani, considerati ancore inossidabili quando le onde iniziano a far ballare la nave.
Ad un anno di distanza nessuno ricorda più l’insistenza con cui Giancarlo Giorgetti, fin da subito, considerò strategico il piano di riportare in Italia quote di debito pubblico. Così come pochi rammentano la sufficienza e lo scherno con cui vennero accolte le nuove emissioni dedicate ai risparmiatori, liquidate come ridicoli tentativi di lanciare un Btp «sovranista» per dare soddisfazione alle frenesie euroscettiche della Lega. Come è finita su quel fronte lo sappiamo, il Btp Italia e il Btp Valore hanno macinato record su record, ottenendo risultati di raccolta tra famiglie e piccoli investitori mai visti prima. Come è finita più in generale per i nostri titoli di Stato lo vediamo ora, tirando le somme di un anno che ha visto l’Italia primeggiare non solo sui mercati obbligazionari ma anche su quelli azionari.
I GUFI
Sul primo terreno, come rivelato ieri dal Sole 24 Ore, a fare i calcoli ci ha pensato Jp Morgan. L’idice Gbi Italy All Banchmark parla chiaro: chi avesse acquistato un generico titolo di Stato italiano a fine 2022 e reinvestito le cedole incassate, oggi si troverebbe in tasca quasi il 12% in più del valore. Vi sembra poco? Allora vediamo cos’è successo alle obbligazioni emesse da Berlino, che sono talmente solide e robuste da essere considerate il riferimento su cui calcolare quello spread che affolla da mesi i sogni di gufi e profeti di sventura. Invece di schizzare verso l’alto e dare la spallata al governo, lo spread è precipitato verso il basso, così come i rendimenti dei titoli di Stato (facendo quindi aumentare il loro valore). Il risultato è che chi a dicembre dello scorso anno, considerata l’avanzata degli unni di centrodestra al comando, ha preferito buttarsi sui bond emessi dal rassicurante governo rossoverde di Olaf Scholz, che ora neanche riesce a chiudere il bilancio dello Stato, si è trovato con un portafoglio incrementato solo del 6%, esattamente la metà di quanto accaduto a chi ha scommesso sull’Italia.
Non è andata meglio agli investitori che hanno fatto rotta su quello che viene considerato un altro porto sicuro.
LA BORSA VOLA
Avete presente i decennali del Tesoro Usa, i famosi Treasury, benchmark universale con cui confrontarsi? Ecco, chili ha acquistati un anno fa pensando di proteggersi da scossoni e terremoti si è dovuto accontentare, sempre considerando il reinvestimento delle cedole, di un modesto aumento del valore del portafoglio del 2,5%. Un trionfo? Beh, qualcosa di simile. Per trovare qualcosa di paragonabile ai guadagni ottenuti con il Btp in 12 mesi, spiega il Sole 24 Ore, bisogna andare a frugare nelle emissioni societarie ad alto rendimento (e quindi molto rischiose), che sono state capaci di avanzare dell’11% in Europa e del 12% negli Usa. Mentre chi ha preferito evitare le obbligazioni “spazzatura”, junk bond, e si è indirizzato verso quelle con rating investment grade si è fermato poco sopra il 7%. Ma non è tutto. L’Italia, infatti, esce a testa alta anche sul terreno azionario. Il 42% di crescita del Nasdaq non si batte, ma l’S&P 500 di Wall Street, indice delle più grandi società mondiali, ha totalizzato +23%, mentre la Borsa di Francoforte si è fermata a +20%. Volete sapere come sono andate le cose a Piazza Affari? Qualche giorno fa l’indice FtseMib ha superato i 30mila punti, veleggiando su livelli che non si vedevano dal 2008. Quanto alla performance di un anno, la crescita è stata del 28%. Per essere un Paese che doveva finire nel baratro, non c’è male.