Fisco, burocrazia e tassi Bce: una botta da 60 miliardi per gli artigiani
Tasse, costo del denaro, caro-energia, burocrazia e carenza di manodopera: questo l’insieme di fattori che frena la corsa dei 4,5 milioni di micro e piccole imprese italiane che cercano di reagire in termini di occupazione, sostenibilità ed esportazioni. Secondo un rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato, questa zavorra vale all’incirca 63 miliardi di euro. Questo il grido d’allarme lanciato ieri dal presidente di Confartigianato Marco Granelli nella sua relazione all’Assemblea annuale: 28,8 miliardi di maggior tassazione rispetto alla media dei Paesi dell’Eurozona, 16,8 miliardi di costi della burocrazia, 7,4 miliardi di impatto del caro-tassi e 10,2 miliardi di euro per la carenza di manodopera. Secondo questa analisi che, tra l’altro, ha riconosciuto il fatto che l’esecutivo si stia muovendo per tentare di trovare anche nella manovra di bilancio, stretta- per motivi contingenti- tra il rigore e crescita. Ma per il presidente dell’organizzazione che rappresenta più di 700mila imprenditori dell’artigianato e della micro e piccola impresa, «c’è ancor molto da fare». E proprio da qui nasce la richiesta lanciata al mondo politico di riconoscere concretamente ad artigiani e piccoli imprenditori il ruolo di “costruttori di futuro” eliminando così i tanti (troppi) ostacoli che frenano i loro sforzi.
IL GRIDO D’ALLARME
Diversi gli esponenti politici che ieri hanno prontamente risposto all’appello di Granelli: in primis il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha indicato nel mondo dell’artigianato «un unicum tutto italiano che nessuna AI sarà mai in grado di sostituire o eguagliare». Inoltre per il premier la stabilità dei governi- eletti dal popolo e con un orizzonte di legislatura- rappresenta, secondo «la più potente misura economica» per il Belpaese. Insomma, è ora di cambiare: servono istituzioni più stabili e veloci. E Meloni ha voluto anche ribadire che fin dall’inizio del suo mandato, «l’esecutivo sta lavorando, passo dopo passo, per mettere al centro chi produce e fare in modo che lo Stato sia un alleato di chi crea ricchezza e posti di lavoro». E a replicare all’allarme di Confartigianato è intervenuto, con un videomessaggio, anche il vicepremier nonché ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha dichiarato che tutto il governo «farà tutto il possibile per sostenere le piccole e medie imprese» a partire dalla diplomazia della crescita fino agli aiuti dopo eventi tragici come le alluvioni in Emilia Romagna e Toscana, «con lo sguardo fisso sulla rapida ripresa dell’attività economica».
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IL RICHIAMO DI ZUPPI
Sulla stessa linea anche il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), Raffaele Fitto, che ha voluto garantire tutto il suo sostegno alla doppia transizione - ecologica e digitale delle pmi con una serie di misure della legge di bilancio, che punta a rafforzare con la revisione del Pnrr. Fitto si è poi detto "fiducioso" di incassare la IV rata del Pnrr entro l’anno, «già a partire dai prossimi giorni», di concordare con la Commissione europea alla revisione complessiva del piano e raggiungere entro il 31 dicembre anche gli obiettivi modificati della V rata. Infine, a latere del mondo politico, tra i tanti è arrivato il richiamo del cardinale e presidente della Cei, Matteo Zuppi, che ha invitato gli imprenditori ad essere “artigiani di pace”. Zuppi ha poi voluto sottolineare l’importanza di lavorare con la testa, con il cuore e con le mani per un’economia che non vada mai contro la persona. «Se i giovani vanno all’estero perché lì guadagnano, e qui no, ci rimango male» ha detto il cardinale.
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