Manovra, sui conti il governo Meloni sceglie la linea identitaria
Non si ricorda una legge di bilancio approvata a palazzo Chigi, assieme al corredo di provvedimenti che l’accompagnano, in poco più di un’ora. È successo ieri. Segno che una pandemia, il superbonus voluto dal governo giallorosso e il rialzo dei tassi causato dalle decisioni della Bce (le ultime due voci pesano per 33 miliardi sui conti del 2024, «più della manovra di bilancio» che ne vale 24, rimarca Giorgia Meloni) costringono tutti i ministri ad un sovrappiù di responsabilità. Il resto lo fa la consapevolezza che questo esecutivo può durare davvero per una legislatura: ci sono altri quattro anni per portare a termine quello che non si riesce a fare ora.
Giancarlo Giorgetti quindi coglie nel segno quando dice che la legge di bilancio «è andata a prendere a schiaffoni tutti i ministri, a beneficio degli italiani che guadagnano redditi medio-bassi». Eppure, nonostante le ristrettezze imposte dalla congiuntura, la premier è riuscita a disegnare un provvedimento “identitario”, in linea con le sue idee e col programma di governo. Assieme alle fasce di reddito più deboli, su cui l’inflazione picchia di più, gli interventi si concentrano infatti sul ruolo delle forze dell’ordine e sul piano per incentivare la natalità.
Due idee “di destra-centro”: nulla di simile appare nei proclami dell’opposizione. E due punti cardine del programma della coalizione: è anche grazie alle promesse della «implementazione della sicurezza nelle città», con tanto di «contrasto all’immigrazione irregolare», e del «piano di sostegno alla natalità, prevedendo anche asili nido gratuiti», che il centrodestra ha vinto le elezioni. E ieri il rispetto di questi impegni ha fatto un passo avanti.
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«MENO DI UNA COLF»
Nel momento in cui annunci e sogni devono fare i conti con l’esigenza di limitare l’indebitamento e non fornire appigli alla speculazione, la presidente del consiglio spiega, anche ai suoi ministri, «che per noi la priorità quest’anno è soprattutto il rinnovo del contratto del comparto sicurezza», perché «non si può più accettare una realtà in cui un poliziotto guadagna per lo straordinario poco più di 6 euro l’ora, meno di quanto prenda un collaboratore domestico».
E mentre lei dice queste cose il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, può parlare al convegno organizzato dal sindacato di polizia Coisp come rappresentante di uno Stato che, dopo aver chiesto tanto agli uomini in divisa, si presenta da loro con qualcosa in cambio: «C’è stata una chiara indicazione della premier in consiglio dei ministri, in cima alla lista c’è il comparto sicurezza e difesa. È un giusto e doveroso riconoscimento a chi fa questo lavoro, con la crisi migratoria e quella internazionale in atto». Su questo stanziamento, racconta Piantedosi, «c’è stata totale unanimità» tra i ministri; ed è vero, ma lo è anche perché la Meloni era stata nettissima con tutti loro: il poco che c’è, deve essere messo sulle voci essenziali.
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Tra queste ci sono gli incentivi alla natalità e gli aiuti alle famiglie. Ai provvedimenti presi nell’ultimo anno si aggiungono la possibilità di avere un altro mese di congedo parentale retribuito al 60%, l’aumento dei fondi per gli asili nido, in modo da alleviare i costi per le famiglie e avvicinarsi all’obiettivo di non far pagare nulla a partire dal secondo figlio, e l’esonero del pagamento dei contributi lavorativi per le madri che hanno a carico due o più figli, la cui quota sarà pagata dallo Stato. Pure in questo caso è la premier a spiegare la filosofia dell’intervento: «Una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società e quindi lo Stato in parte compensa, pagando i contributi previdenziali. Vogliamo smontare la narrativa per cui la natalità è un disincentivo al lavoro».
Così Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia e la Natalità, può dirsi soddisfatta della manovra: «Nonostante le difficoltà anche internazionali e gli strettissimi vincoli di bilancio, abbiamo destinato alle famiglie un miliardo, seguendo una progettualità e una visione». Non è solo una questione di equità, di dare il dovuto a chi si sacrifica per difendere il prossimo e combatte per far quadrare maternità e lavoro. C’è un’idea d’Italia molto precisa in quei miliardi che, nel momento più difficile per i conti pubblici, vengono destinati ai poliziotti e alle madri con figli, e può averla solo un governo politico per il quale sicurezza e famiglia sono valori e non voci di spesa.
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