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Scontrino folle, "cosa fare alla cassa": per il ristoratore furbetto finisce in disgrazia

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Bastano alcuni accorgimenti per evitare le fregature. Dopo un'estate caratterizzata da scontrini folli, è l'Unione nazionale consumatori a mettere in guardia i clienti. Si inizia col Pos. Per legge, infatti, il ristoratore o il barista non può negarne l’uso. In caso contrario il cliente può chiamare la Guardia di Finanza o la polizia locale che può sanzionare il titolare del locale con 30 euro più il 4 per cento della transazione negata. "Il cliente deve pagare, certamente - si legge sulle colonne del Corriere della Sera -, ma poiché il disservizio è responsabilità dell’esercente, può tornare in un altro momento a saldare o fare un bonifico. E nessuno può trattenerlo". Non solo, perché come spiegato da Massimiliano Dona, presidente dell'unione consumatori per il Pos non c'è alcun importo minimo.

 

 

Finita qui? Niente affatto, perché i prezzi della merce devono essere esposti e se si trovano differenze tra menù e scontrino, si ha diritto a pagare il prezzo più basso. E sul caso del piattino in più pagato profumatamente, l'ente precisa: "Stoviglie, piatti e tovaglioli dovrebbero essere inclusi nel coperto - continua Dona - motivo per cui, arrivati alla cassa, il mio consiglio è controllare sempre lo scontrino. Se si trovano voci del genere ci si può rifiutare di pagarle. Se invece non sono segnalati da nessuna parte il cliente può rifiutarsi di pagare quelle voci". 

 

 

E nel caso in cui si rompe una stoviglia, meglio tentare la via della diplomazia: "Quando ci sono incidenti è sempre meglio discuterne, magari si trova un accordo. Postare lo scontrino sui social senza aver detto niente lì per lì lo trovo vile. Dall’altra parte, ai ristoratori dico: vogliamo davvero buttare alle ortiche la reputazione di un settore per due euro del piattino vuoto?".

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