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Tassi, se si fermano bisognerà sostenere piccole e grandi imprese

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Bruno Villois
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Brillante la settimana che si chiude per i principali indici mondiali. Piazza Affari si è destreggiata in maniera iconica, grazie ai titoli bancari, sempre in attesa di un risiko annunciato da mesi e mai realmente neppure avviato, e dalle decisioni delle due Banche centrali occidentali di stabilizzare i tassi, rinunciando, almeno per un paio di scadenze, a procedere a nuovi balzi in avanti. Le scadenze di settembre sull’inflazione di luglio accertata e di agosto presunta, e l’andamento del Pil europeo e dei paesi guida, tra cui il nostro, oltre che il tasso di occupazione saranno gli elementi che dovrebbero-potrebbero pesare maggiormente nella scelta del blocco o di ulteriori risalite. Ammettendo che l’orientamento sia per il blocco, si aprirebbero, in assenza di nuove crescite inflative core, le porte ad una inversione graduale che, nell’arco 18/24 mesi dovrebbe riportare i tassi di interesse medi adottati dalle banche intorno al 2,8/3%, contro gli attuali 5,5/6% attuali e soprattutto ristimolerebbe le aziende a rifinanziarsi per investire.

 


Uno scenario di questo tipo per realizzarsi avrebbe comunque la necessità che contemporaneamente cessasse il conflitto in Ucraina, il Pil cinese non fosse inferiore a un livello del 5-6% e quello tedesco , di almeno il 2%, dall’attuale -0,3%. Per ora il quadro socio -economico italiano risulta reggere meglio rispetto alle altre locomotive europee tedesche e francesi.Sicuramente il turismo funziona da stella cometa, sicuramente il governo ha agito, in rapporto alle possibilità della finanza pubblica, con buonsenso e consapevolezza delle difficoltà che a causa dell’inflazione e precarizzano il quotidiano per una gran parte delle famiglie italiane.

 

 

Utile sarebbe accelerare sulla riforma del fisco e inserivi stimoli alla capitalizzazione delle imprese, in modo da rendere quel 95% del totale della aziende di capitali in grado ottenere meriti creditizi più favorevoli per investire in modernizzazione e formazione della forza lavoro. Ma opportuno sarebbe anche stimolare le partite Iva micro, costituite sotto forma giuridica di persone, attraverso vantaggi fiscali, a ridimensionare fortemente i fenomeni di elusione ed evasione fiscale, componenti che sono legati oltre che alla pressione fiscale, anche agli oneri bucrocratici e all’ingerenza, che soprattutto, per le piccole imprese, rappresenta un costo, mai banale, per riuscire a far fronte agli obblighi normativi. Le parole d’ordine per favorire la crescita dovrebbero essere: trasparenza, premialità, sburocratizzazione. Il premier Meloni sta dimostrando di voler indirizzare il percorso del suo governo in questa direzione,c’è da augurarsi che ci riesca. 

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