Tassi, se si fermano bisognerà sostenere piccole e grandi imprese
Brillante la settimana che si chiude per i principali indici mondiali. Piazza Affari si è destreggiata in maniera iconica, grazie ai titoli bancari, sempre in attesa di un risiko annunciato da mesi e mai realmente neppure avviato, e dalle decisioni delle due Banche centrali occidentali di stabilizzare i tassi, rinunciando, almeno per un paio di scadenze, a procedere a nuovi balzi in avanti. Le scadenze di settembre sull’inflazione di luglio accertata e di agosto presunta, e l’andamento del Pil europeo e dei paesi guida, tra cui il nostro, oltre che il tasso di occupazione saranno gli elementi che dovrebbero-potrebbero pesare maggiormente nella scelta del blocco o di ulteriori risalite. Ammettendo che l’orientamento sia per il blocco, si aprirebbero, in assenza di nuove crescite inflative core, le porte ad una inversione graduale che, nell’arco 18/24 mesi dovrebbe riportare i tassi di interesse medi adottati dalle banche intorno al 2,8/3%, contro gli attuali 5,5/6% attuali e soprattutto ristimolerebbe le aziende a rifinanziarsi per investire.
Prezzi in picchiata, eppure la Bce... il peggiore dei sospetti sui banchieri
Uno scenario di questo tipo per realizzarsi avrebbe comunque la necessità che contemporaneamente cessasse il conflitto in Ucraina, il Pil cinese non fosse inferiore a un livello del 5-6% e quello tedesco , di almeno il 2%, dall’attuale -0,3%. Per ora il quadro socio -economico italiano risulta reggere meglio rispetto alle altre locomotive europee tedesche e francesi.Sicuramente il turismo funziona da stella cometa, sicuramente il governo ha agito, in rapporto alle possibilità della finanza pubblica, con buonsenso e consapevolezza delle difficoltà che a causa dell’inflazione e precarizzano il quotidiano per una gran parte delle famiglie italiane.
Benzina, rapina ad orologeria: maxi-rincaro a metà luglio, i nuovi prezzi
Utile sarebbe accelerare sulla riforma del fisco e inserivi stimoli alla capitalizzazione delle imprese, in modo da rendere quel 95% del totale della aziende di capitali in grado ottenere meriti creditizi più favorevoli per investire in modernizzazione e formazione della forza lavoro. Ma opportuno sarebbe anche stimolare le partite Iva micro, costituite sotto forma giuridica di persone, attraverso vantaggi fiscali, a ridimensionare fortemente i fenomeni di elusione ed evasione fiscale, componenti che sono legati oltre che alla pressione fiscale, anche agli oneri bucrocratici e all’ingerenza, che soprattutto, per le piccole imprese, rappresenta un costo, mai banale, per riuscire a far fronte agli obblighi normativi. Le parole d’ordine per favorire la crescita dovrebbero essere: trasparenza, premialità, sburocratizzazione. Il premier Meloni sta dimostrando di voler indirizzare il percorso del suo governo in questa direzione,c’è da augurarsi che ci riesca.