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Repubblica si inventa i razzisti? Scatta la condanna

Andrea Valle
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Il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi è stato condannato per diffamazione nei confronti di Stefano Pavesi, consigliere municipale di Milano eletto con la Lega di Matteo Salvini. In un articolo pubblicato nel 2016, il quotidiano aveva definito «antisemita» Pavesi. Ma il Tribunale di Monza, con sentenza numero 1386 del 2023, ha appunto condannato per diffamazione a mezzo stampa Berizzi e l’ex direttore del quotidiano romano Mario Calabresi per omesso controllo sulla pubblicazione. Secondo un comunicato diffuso da Pavesi, la difesa degli imputati (condannati al pagamento di seicento euro di multa oltre le spese processuali) aveva puntato sulla legittimità della definizione in ragione dell’esercizio del diritto di cronaca e di critica durante una campagna elettorale.

 

 

 

NESSUNA EQUAZIONE

Argomentazioni che non sono state recepite dal giudice della Sezione penale Carmelo Di Paola, che ha invece riconosciuto come nell’articolo vi fossero state da parte di Berizzi «la coscienza e la volontà di utilizzare espressioni potenzialmente offensive dell’altrui reputazione», totalmente in contraddizione con la verosimiglianza dei fatti. Secondo la sentenza, non si poteva fare nessuna equazione tra l’epiteto affibbiato a Pavesi e la sua appartenenza all’Associazione culturale Lealtà Azione, il cui statuto – si legge in sentenza – «ne descrive una matrice prevalentemente culturale ed il perseguimento di scopi che nulla hanno a che vedere con l’ideologia antisemita o nazista».

SODDISFATTO

Gli avvocati della difesa hanno depositato atto di Appello. Molto soddisfatto, invece, il consigliere leghista: «Questa è una sentenza che restituisce dignità al dibattito politico che in questi anni è stato inquinato da un uso del giornalismo finalizzato a screditare le persone prima che a discutere sui contenuti». Pavesi ha poi aggiunto: «Sono soddisfatto e ringrazio l’avvocato Antonio Radaelli per la difesa condotta, e penso che sia un importante segnale per tutti coloro che in questi anni hanno subito campagne di discredito perché coerenti nelle battaglie identitarie e sociali che la mia Comunità ed il mio Movimento portano avanti senza abbassare la testa»

 

 

 

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