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Christine Lagarde fa strage di italiani: quanti ne ha rovinati, le cifre

Benedetta Vitetta
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Un milione di famiglie italiane non riesce più a pagare le rate di mutui e prestiti vari che han richiesto. Si parla complessivamente di 15 miliardi di rate non saldate. Ma come si è arrivati a questo punto?

I crediti deteriorati delle famiglie sono legati a doppio filo al caro inflazione, alla stretta monetaria decisa ormai un anno e mezzo fa dai vertici dell’Eurotower e all’aumento del costo del denaro. Fattori che, pian piano, hanno ridotto il reddito disponibile di milioni di cittadini italiani ed europei tanto da mettere in serissima difficoltà una parte di clienti delle banche nel rispettare le scadenze relative ai finanziamenti accesi. E chi è la principale colpevole di questa situazione? Manco a dirlo la numero uno della Bce, la presidente Christine Lagarde, che con le sue scellerate decisioni sta rovinando milioni di famiglie.

 

A sostenerlo è la Fabi, il sindacato dei bancari, che ha specificato che, nel dettaglio, si tratta di ben 6,8 miliardi di rate di mutui non onorate, 3,7 miliardi per scadenze non saldare relative al credito al consumo e 4,3 miliardi di arretrati per altri prestiti personali. Sempre secondo il sindacato dei bancari dei 15 miliardi totale (precisamente si tratta di 14,9 miliardi, ndr) 5,7 miliardi sono sofferenze certe, cioè credito che la clientela non rimborserà più; 7,1 miliardi vengono considerate inadempienze probabili, vale a dire denaro che realisticamente le banche non recupereranno, e circa 2 miliardi sono rate già scadute.

Andando ancor più nel dettaglio 6,8 miliardi corrispondono a mutui per l’acquisto di abitazioni e sono così composti: 2,7 miliardi di sofferenze, 3,4 miliardi di inadempienze probabili e 621 milioni di euro di rate scadute.

«Arrivati a questo punto serve maggior cautela sui tassi da parte della Bce» ha affermato il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni che ora spera in un «ripensamento sul già annunciato rialzo per il prossimo 27 luglio che porterebbe il tasso base al 4,25 per cento. È evidente» ha aggiunto il segretario generale, «che l’azione della Banca Centrale Europea per contrastare l’inflazione non sta dando i frutti sperati. I prezzi non diminuiscono significativamente e l’aumento così veloce del costo del denaro sta provocando un rialzo dei tassi d’interesse su prestiti e mutui che mette in difficoltà sia le famiglie sia le imprese». 

Le difficoltà delle famiglie riguardano per lo più i mutui a tasso variabile, particolarmente colpiti dall’incremento del costo del denaro salito - in soli 11 mesi - dallo 0 al 4%: questa categoria di prestiti immobiliari vale in totale circa 140 miliardi e rappresenta un terzo del totale di 425 miliardi erogati entro la fine del mese di aprile. Sul piano territoriale i dati sul credito deteriorato vedono in vetta alla classifica la Lombardia, con 2,6 miliardi di euro, la regione in cui si concentra l’ammontare più alto di finanziamenti ammalorati, seguita dal Lazio con 2 miliardi, Campania 1,4 miliardi, Sicilia 1,2 miliardi, Puglia e Basilicata 1 miliardo e 65 milioni insieme. 

Infine, riguardo alle iniziative delle banche per dare un po’ di respiro alle famiglie, per la Fabi occorre dire che qualsiasi decisione deve essere presa soltanto dopo un’adeguata valutazione. «L’allungamento di un piano di rimborso dei mutui a tasso variabile non è a costo zero per chi lo richiede» ha precisato Sileoni sottolineando che «il cosiddetto “spalma-mutui” non è privo di rischi. Comporta infatti un maggior ammontare di interessi da pagare alla banca oltre al fatto che ci si pregiudica la possibilità di poter beneficiare, nel medio-lungo periodo, di un’auspicabile riduzione dei tassi d’interesse».

 

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