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Mediaset, Marina e Pier Silvio al timone: ecco cosa accadrà

Sandro Iacometti
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 Gufi e speculatori battono in ritirata. Chi nelle scorse settimane aveva scommesso sulla comparsa di qualche appetitosa crepa nell’impero Berlusconi, ieri, preso atto della sostanziale blindatura della galassia societaria uscita dal testamento, ha già iniziato a liberarsi dei titoli. Robusta, anche se in scia con l’andamento negativo di tutte le Borse europee e di Piazza Affari (Milano ha chiuso a -2,5%) la flessione delle azioni coinvolte: le Mfe A hanno chiuso a quota -2,43% (0,52 euro), le Mfe B a quota -2,68% (0,70 euro); Mondadori è arretrata del 2,56% (2,09 euro), mentre Banca Mediolanum ha ceduto il 2,60% (7,87 euro).

Una fuga forse poco lungimirante. Sono in molti infatti a pensare che senza il peso politico del fondatore, il gruppo di famiglia potrebbe nei prossimi mesi riservare inaspettate sorprese. «Il fatto che la nuova proprietà non sia più esposta in politica», hanno spiegato gli analisti di Equita, «potrebbe facilitare e accelerare operazioni di M&A, fra le quali, ad esempio il dossier Rai Way-Ei Towers (controllata al 40% da Mfe, ndr)».

 

 

 

RISVOLTI POSITIVI

Ma risvolti positivi potrebbero arrivare anche sul fronte tedesco, dove la vecchia diffidenza di Prosieben (dove Mfe è primo socio col 30%), non a caso venuta meno proprio qualche giorno fa con l’ingresso nel consiglio di sorveglianza di due nomi indicati da Mediaset, era dovuta anche al ruolo “ingombrante” dell’ex premier. Stesso discorso per il progetto ambizioso di creare un forte player europeo a cui sta lavorando da tempo Pier Silvio Berlusconi, che adesso non dovrebbe più rischiare di essere intralciato da presunti conflitti di interesse o inopportunità politiche.

Una cosa, per ora, è certa: le ultime volontà del Cavaliere, che per quanto riguarda gli assetti societari erano state predisposte fin dal 2006, sgombrano il campo da qualsiasi ipotesi di spezzatino, rendono il gruppo impermeabile a tentativi di scalata o colpi di mano («Nessun soggetto deterrà il controllo solitario indiretto su Fininvest», ha tenuto subito a sottolineare la primogenita di Silvio e Veronica Lario), e ribadiscono con forza la continuità gestionale.

I figli di primo letto Marina e Pier Silvio, infatti, rispettivamente presidente di Fininvest (e anche di Mondadori) e vicepresidente e ad di Mfe-Mediaset (controllata con circa il 50% dei diritti di voto), nell’ambito del 61% della holding detenuto da Silvio Berlusconi, oltre alla quota legittima (i due terzi divisi tra tutti i fratelli), hanno avuto accesso anche all’intera quota disponibile, il che significa che hanno ottenuto l’8,33% più il 10,4% di Fininvest. Sommando il capitale già detenuto si arriva ad una quota del 26,54% ciascuno, vale a dire il 53% complessivo. A Barbara, Eleonora e Luigi, invece, che già dividevano in parti uguali una quota del 21,87%, è stata assegnata, attraverso la legittima, un’altra fetta del 24,99%, che porta la proprietà complessiva di Fininvest al 47%.

ASSEMBLEE

Da un punto di vista prettamente tecnico i tre figli di Veronica non possono nemmeno formare una minoranza qualificata in quanto lo statuto di Fininvest prevede la maggioranza semplice anche nelle assemblee straordinarie. In prima convocazione il quorum costitutivo e quello deliberativo è più della metà del capitale, in seconda convocazione il quorum costitutivo è “oltre 1/3 del capitale sociale” e per votare “almeno i 2/3 del capitale presente”, con almeno un terzo del voto favorevole per delibere sul cambiamento dell'oggetto sociale, la trasformazione della società, lo scioglimento anticipato, o - tra le altre cose il trasferimento della sede sociale all'estero.

La sostanza è che il futuro nel breve e medio periodo (almeno fino a quando Marina e Pier Silvio cammineranno insieme) è scritto: sviluppo internazionale per Mfe, piccole acquisizioni per Mondadori (controllata col 53,3%) per confermare il suo ruolo leader nell'editoria e rafforzarsi nel digitale, qualche pensiero sulla quota del 30% di Mediolanum (1,8 miliardi).

La famiglia Doris ha infatti già fatto sapere che è disposta ad acquistarne una parte se i Berlusconi dovessero metterla in vendita. E l’ipotesi potrebbe rivelarsi ghiotta per gli eredi del Cavaliere, considerato che la banca è ampiamente l'asset con il prezzo di carico più basso per Fininvest rispetto alle attuali quotazioni, quindi quello sul quale è molto facilmente ottenibile una grande plusvalenza.

 

 

 

LE TELEVISIONI

Ma l'attenzione degli operatori resta soprattutto sul settore televisivo. Pier Silvio è intenzionato ad accelerare sul gruppo pan-europeo («Per rimanere in partita bisogna crescere e avere il coraggio di andare oltre i propri confini», ha detto). Il Biscione ha a disposizione circa un miliardo di liquidità per un'acquisizione e ha guardato sia in Francia sia nel Regno Unito. Ora la strategia, dopo la recente fusione per incorporazione di Mediaset Espana, è quella di attrarre sulla sua piattaforma di contenuti e di raccolta della pubblicità altri broadcaster per creare un gigante continentale. Un passo cruciale è stato il forte investimento in Prosieben. Ora, come si diceva, nel gruppo tedesco le cose vanno meglio, c'è collaborazione con il management e il Biscione è riuscito ad entrare nel consiglio. Con tutti che sanno, anche se non dicono, che insieme a Silvio Berlusconi scompare anche un ostacolo politico all'espansione in Germania. In Italia per ora non ci sono veri pretendenti all’orizzonte. Vivendi ha ancora il 23% delle quote di Mfe ma per ora è un socio “silente”. E anche le ipotesi di un approccio da parte di Urbano Cairo al momento non viene preso in considerazione.

 

 

 

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