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Tagliare la burocrazia e diminuire l'inflazione: così si alzano gli stipendi

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Bruno Villois
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Il salario minimo è il tema su cui si infervora la politica, mentre Confindustria si dichiara aperta, ben sapendo che la grande maggioranza dei suoi associati già applicano salari in linea con quelli Ue. A spingere nella direzione di un salario minimo è l’opposizione che ha memoria corta sui lunghi anni in cui ha guidato il Paese, senza mai far nulla, senza neppure accorgersi che all’origine dei bassi salari vi erano componenti endogene ed esogene. E che per le seconde si esprimevano, soprattutto per le piccole e microimprese, mediamente tartassate nella redditività dalle grandi, ormai essenzialmente a capitale straniero, se facenti parte di filiere, oppure dalla concorrenza della grande distribuzione e dell’e-commerce, alle quali si associavano fattori endogeni per debolezze e carenze organizzative e gestionali.

 

 

 

Tra le origini ci sono anche la pressione fiscale, ai vertici in Europa, gli ampi balzelli locali che riducono il netto in busta anche di 2 o 3 punti, il tutto condito dai costi diretti e indiretti sulle imprese, soprattutto per le pmi che derivano dalla burocrazia che incide sul costo gestionale mai meno di 5 punti e sulla busta paga di almeno due. Ma Il tema salario ha poi come prima componente l’insufficiente crescita del Pil degli ultimi 20 anni, ovvero la metà di quella tedesca e francese. L’esplosione dell’inflazione, e ancor più del carrello della spesa, hanno ridotto parecchio il potere d’acquisto, cosa che ha imposto un sostanziale ricorso all’utilizzo del risparmio bancario. ll governo sta facendo quanto possibile per lenire i rischi, ristorando i redditi fino a 25mila euro con un aumento mediano in busta paga di circa 50 euro circa, a questi si aggiunge- per un certo numero di lavoratori- la quattordicesima mensilità.

 

 

 

Per garantire un reddito più elevato stabilmente servirebbe una produttività molto più virtuosa nel nostro sistema industriale. Ricordiamo che negli ultimi 20 anni l’Italia ha registrato un calo dello 0,3% di produttività l’anno , contro una media Ue del +0,3 per cento. Dati inconfutabili che concorrono a rendere la redditività mediana delle imprese italiane - nella grande maggioranza dei casi- inferiore del 3-5% a quella tedesca e francese, le altre due locomotive industriali europee. Ne consegue che per migliorare il reddito, almeno nel manifatturiero, è indispensabile arrivare a una produttività significativamente migliore. Per riuscirci, oltre agli accordi sindacali, servono investimenti in innovazione e modernizzazione e formazione e un aggiornamento permanente del capitale umano. 

 

 

 

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