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Superbollo leggero per l'auto, al via la rivoluzione fiscale: cosa cambia

Francesco Specchia
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La chiamano, asetticamente «addizionale erariale sulla tassa automobilistica». Ma per quella parte degl’italiani che come dice Quattroruote - vivrebbe solo a «pane e 100 ottani», il Superbollo è la tassa più odiata. Ora verrà ridimensionato, gentilmente, ma non col machete. Nel pacchetto per la delega fiscale terminato all’esame della Camera, infatti, il Superbollo verrà di molto decurtato. Non tagliato del tutto. Ma decurtato. Seguendo un principio di «graduale eliminazione».

L’emendamento approvato considera, di preciso, il «valutare l’eventuale e progressivo superamento, senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica a carico del settore delle tasse automobilistiche» del superbollo sulle auto diesel di grossa cilindrata, ossia superiori ai 252 cavalli (paria 20 euro per ogni kW oltre i 185 kW). La misura è un deciso passo avanti per un fisco automobilistico più equo. A dire il vero, con un pressing congiunto, Fratelli d’Italia e la Lega avevano tentato di inserire la cancellazione totale dell’addizionale sulla tassa automobilistica all’interno della stessa delega fiscale all’esame della commissione Finanze della Camera.

 

 

UN PASSO ALLA VOLTA - Chi ha fermato l’azione del panzer fiscale delle due sponde della maggioranza è stato il ministero dell’Economia che, alla fine, s’è fatto due conti; e ha accolto l’indicazione arrivata dalla Ragioneria. Il ragionamento della ragioneria è lapalissiano: un impegno troppo stringente avrebbe implicato l’indicazione di una copertura finanziaria. Che allo stato dell’arte non c’è. E i danari sarebbero da trovare subito, anche perché il Superbollo garantisce allo Stato un gettito di circa 130 milioni all’anno. Ed è costato agli automobilisti italiani circa 1,2 miliardi. Per cui, se non sono ancora identificate le coperture alternative; be’ sarebbe bizzarro e ancorché controproducente tagliare il Superbollo per aumentare il costo del bollo ordinario.

Il Superbollo per supermacchine per supericchi (secondo la vulgata in tempi di crisi) è un feticcio della modernità. Ha una storia neanche troppo antica. Introdotto dal governo Berlusconi e reso effettivo nel 2011 dal governo Monti attraverso il Decreto Salva-Italia, aveva lo scopo di dare forti segnali all'Europa e ai mercati borsistici, che in quel momento scommettevano fortemente sul default del Paese. Sicché le proiezioni del governo, allora, erano stupefacenti: +168 milioni di euro nelle casse dello Stato grazie all’introduzione del Superbollo per finanziare misure di sostegno alle imprese, costringendo i cittadini più benestanti a finanziare la ripresa del Paese ed il suo salvataggio. Oltre a questo, dal sottotesto trapelava un sottile compiacimento, almeno teorico, per la maggioranza degl’italiani che non viaggiava sui macchinoni. Questo, in teoria.

 

 

Nella pratica l’iniziativa della supertassa si rivelò un floppone. Il parco auto italiano iniziò a svaporare a favore di quello estero, che aveva approfittato della nostra ricchezza culturale in campo automobilistico, di fatto, per arricchirsi.

TARGATE LITUANIA - E il risultato fu minor gettito per lo Stato dovuto al crollo delle vendite delle vetture con potenze maggiori. Per non dire di grandi aziende italiche, specie multinazionali; le quali, alla faccia dello spirito patriottico, farcirono i loro parchi auto di vetture comprate e targate in Russia, Lettonia, Lituania, esenti dal pagamento del Superbollo (e spesse volte pure delle contravvenzioni). Ora, però, servono ulteriori passi avanti. La commissione ha completato solo l'iter di esame della legge che riformerà l'intera impalcatura del fisco. Altre le misure altrettanto importanti: meno tasse sulle tredicesime (non oltre il 15%); ok alla rateizzazione dell’acconto Irpef per gli autonomi (invece di prendersi la mazzata a novembre); ventilata «progressiva ed eventuale» riduzione della ritenuta d’acconto. Si trovino le coperture, aventi così.

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