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Pensioni, su le minime e sei mesi di arretrati: il super-assegno del primo luglio

Sandro Iacometti
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Capiamo che la voglia di dare una sberla al governo e tanta. E forse anche quella di sfruttare lo sfacelo delle opposizioni per tentare una cavalcata politica. Ma prima o poi Maurizio Landini dovrà farsene una ragione: un sindacato non può scioperare contro gli aumenti di stipendi e pensioni, soprattutto se vanno a gonfiare le tasche della fascia più debole della popolazione. Per carità, saranno somme insufficienti, inadeguate a fronteggiare i colpi dell’inflazione e fors’anche troppo esigue per consentire a chi sta veramente in difficoltà di tirare un sospiro di sollievo. Ma mentre il leader della Cgil continua a minacciare fuoco e fiamme accusando il governo di non avere ancora fatto nulla, le buste paga al di sotto dei 35mila euro sono lievitate, grazie al taglio del cuneo fiscale, di importi che arrivano fino a 100 euro al mese.

Ed ora tocca alle pensioni. Non quelle robuste e sostanziose che solitamente accompagnano la vecchiaia dei sindacalisti di alto rango come lui, ma quelle minime, che fino allo scorso dicembre erano ancorate alla cifra di 525 euro. La prima boccata di ossigeno è già arrivata con la rivalutazione ordinaria agganciata all’inflazione, che le ha portate a 563 euro. Dal primo luglio, stando a quanto confermato ieri dall’Inps, scatteranno anche le ulteriori maggiorazioni previste dall’ultima finanziaria. Già, perché il governo che affama i poveri ha deciso che per quest’anno (e in parte anche per il prossimo) gli assegni più bassi saranno adeguati non al 100% del carovita, ma al 101,5%, che diventa il 106,4% per chi ha compiuto 75 anni. Per il 2024, invece sarà al 102,7% per tutti, senza distinzione di età.

 

 

 

OBIETTIVO FINALE
Gli incrementi, finora congelati per questioni tecniche, riguarderanno tutti i trattamenti al minimo, che sono circa 2 milioni. Per i pensionati più “giovani” l’importo dell’assegno passerà a 572,20 euro al mese. Per gli ultra 75enni la cifra arriverà a 599,82 euro, che non è l’obiettivo finale che si era prefisso in autunno Silvio Berlusconi, che avrebbe voluto raggiungere i mille euro, ma è comunque un passaggio che il leader scomparso di Forza Italia aveva accolto con molto con molto favore. L’incremento, in questo caso è di 37 euro se calcolato rispetto alla rivalutazione ordinaria e di circa 75 euro se paragonato all’assegno che veniva percepito lo scorso dicembre.

Ma la sorpresa che i pensionati si troveranno nel cedolino dell’Inps sarà ancora più gradita. Con il pagamento di luglio, spiega infatti l’Istituto di previdenza, «saranno corrisposti anche gli arretrati spettanti dal 1° gennaio 2023 o dalla decorrenza della pensione, se successiva, e l’importo sarà evidenziato sul cedolino di dettaglio del pagamento con un’apposita voce». Insomma, l’attesa ha generato un piccolo bonus, che perla fascia di età che può beneficiare della rivalutazione più generosa si avvicinerà ai 300 euro. Tutti gli altri dovranno accontentarsi di circa 70 euro. Diversa è la situazione per chi, invece, ha già ricevuto tutti gli aumenti previsti. La Finanziaria 2023 ha previsto per il biennio 2023-2024 sette fasce di rivalutazione a seconda dell’importo del trattamento pensionistico.

 

 

 

PEREQUAZIONE
Quella più generosa, con un indice di perequazione al 100% del tasso di inflazione provvisorio (fissato al 7,3%) riguarda i trattamenti tra uno e quattro volte il minimo, ovvero fino a 2.101,52 euro. Poi l’asticella inizia scendere. Fino a 2.626,90 euro mensili l’adeguamento è stato dell’85%. Percentuale che scende al 53% per gli assegno fino a 3.152,28 euro e al 47% per quelli fino a 4.203,04 euro. Si arriva infine alle pensione tra le otto e le 10 volte il minimo (fino a 5.253,80 euro) che sono state rivalutate del 37%. Per quelle sopra tale soglia, che garantisce un reddito mensile non indifferente, l’adeguamento si è fermato al 32%. Per avere un’idea, una pensione di 3mila euro lordi al mese è stata aumentata di 116 euro mensili, mentre una di 6mila euro di 140 euro.

ALTRO SCATTO
Si tratta ora di capire se nella prossima manovra ci saranno le risorse per fare quello scatto chiesto dal Cavaliere. Il ministro del Lavoro Elvira Calderone sta studiando la pratica. I soldi, come è noto, non sono molti. E i capitoli di spesa continuano ad accumularsi. Solo mantenere il taglio del cuneo fiscale in vigore quest’anno costerà circa 10 miliardi. Per accontentare le richieste avanzate lo scorso autunno dal Cavaliere, e ora portate avanti da Forza Italia, servirebbero quasi 20 miliardi. Ma c’è chi sostiene anche di più. L’ipotesi sembra, dunque esclusa. Questo non toglie, però, che il tentativo di andare oltre l’attuale soglia non sarà fatto. Circoscrivendo la platea, come è stato fatto quest’anno, agli ultra 75enni, e fermando l’incremento dell’assegno ai 700 euro, l’esborso complessivo potrebbe essere abbordabile. C’è chi stima una cifra che non supererebbe il miliardo. Somma non impossibile da trovare.

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