Silvio Berlusconi, un'eredità da 2 miliardi: che fine può fare il tesoro
L'eredità di Silvio Berlusconi sfiora i 2 miliardi, più precisamente 1 miliardo e 891 milioni. Tutti frutti del patrimonio netto delle società da lui stesso controllate direttamente, immobilizzazioni finanziarie, ma anche immobili. Alla cifra da capogiro va però aggiunto il valore - ancora ignoto - degli investimenti finanziari personali, ossia liquidità investita in Italia o all’estero, titoli di Stato posseduti, depositi sui vari conti correnti. Come calcolato da Open in totale sono cinque le società per azioni controllate direttamente dalla persona fisica Berlusconi. Quattro sono le holding (Prima, Seconda, Terza e Ottava) che controllano il 61,56 per cento del capitale della Fininvest, la holding del gruppo di cui un ulteriore 1,32 delle azioni è intestato direttamente al fondatore del gruppo. La quinta società è invece la Dolcedrago spa.
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Sempre a queste cinque si collegano le principali società immobiliari: la Immobiliare Dueville, la Brianza Due e la Idra Immobiliare. Quest'ultima è la più importante perché a sua volta controlla decine di immobili come le tre abitazioni principali del cavaliere: villa San Martino ad Arcore, la villa di Macherio dove abitò Veronica Lario e villa Certosa in Sardegna. Risultato? Un patrimonio netto distribuibile di 892.189.369 euro. Nei bilanci delle stesse società ci sono poi immobilizzazioni finanziarie (il valore di altre società a loro volta controllate) per un totale di 552.328.997 euro. E immobili controllati in bilancio per un valore complessivo di 442.177.414 euro.
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Secondo le valutazioni di Cerved-mercato, riportate da ItaliaOggi, insieme questi immobili hanno un valore prossimo ai 5 milioni di euro. Più complesso il capitolo "Fininvest". Prima della sua morte il Cav aveva già diviso il 42,29 per cento della società fra i cinque figli. Pier Silvio ne ha il 7,65 attraverso la Holding italiana quinta. Per Marina una quota analoga attraverso la Holding italiana quarta. Gli altri tre figli, Eleonora, Barbara e Luigi ne avevano una quota di quota poco inferiore (7,14 a testa) riunita per un complessivo 21,42 nella Holding italiana quattordicesima. A queste cifre dovrebbe aggiungersi quella del padre, anch'essa ripartita tra i figli.