Mediaset "costa poco", Pier Silvio al bivio: cosa sta accadendo

mercoledì 14 giugno 2023
Pier Silvio Berlusconi

Pier Silvio Berlusconi

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Quale sarà il futuro di Mediaset ora che Silvio Berlusconi non c'è più? Il business cala, il pubblico della tv generalista invecchia e i nuovi attori dello streaming assediano il mercato. In questo scenario, Pier Silvio Berlusconi che è amministratore delegato dell’azienda, ha rimarcato il carattere fortemente identitario dell'azienda quando, nel messaggio mandato ai dipendenti, ha parlato di "amore e grande orgoglio" che il padre ha sempre avuto per il Biscione. Ma attenzione, riporta La Repubblica, perché "il mercato finanziario si concentra invece sulle criticità" dell'azienda e "le legge in funzione di un possibile cambio di assetti". Non solo, "il Biscione si trova adesso senza più lo scudo del partito-azienda Forza Italia".

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E Mediaset, si legge ancora, si trova "di fronte a un bivio che da una parte vede la continuità strategica" confermata da Pier Silvio "e dall’altra un processo di vendita o di conferimento delle proprie attività a una concentrazione nel settore media e telecomunicazioni".  Negli ultimi cinque anni la sua capitalizzazione "si è ridotta del 75% circa, segno evidente di un business che arretra". Se gli eredi del Cavaliere "dovessero decidere di andare avanti da soli", e non è detto che siano tutti sulla stessa linea, "è da questo assetto che dovrebbero ripartire; si presume non senza difficoltà legate alla dimensione relativamente limitata e al ciclo economico dei mercati su cui sono presenti".

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Ma se si dovesse concretizzare un’offerta allettante tutto potrebbe cambiare. "Oggi il 50% della famiglia nelle tv vale circa 900 milioni, ma qualsiasi proposta amichevole – una scalata è impossibile, vista la quota di controllo posseduta dagli eredi - dovrebbe comprendere come è ovvio un sostanzioso premio di maggioranza. E a una Mediaset che oggi costa relativamente poco, potrebbero essere interessati in molti".  Al momento i nomi che circolano sono quelli di Vincent Bolloré e di Urbano Cairo, editore di Rcs e de La 7. Che però ha smentito.