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Fininvest, una galassia che vale 4 miliardi: il "mistero" su Marta Fascina

Benedetta Vitetta
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La danarosa cassaforte Fininvest - con ha un fatturato di 4 miliardi di euro e più di 15mila dipendenti le cui chiavi da sempre sono rimaste nelle mani di Silvio Berlusconi - ora è attesa alla prova del riassetto dopo la dipartita del Cav. Una holding che attualmente controlla tre società quotate- le tre “M”- ossia: il 48,6% di Mediaset, il 53,3% di Mondadori e che ha in pancia anche l’importante partecipazione in Banca Mediolanum (30%). Tre partecipazioni che in Borsa valgono complessivamente circa 3 miliardi di euro. Un valore di tutto rispetto su cui il mercato ha già iniziato a muoversi ipotizzando grandi manovre e magari un riassetto della compagine azionaria. E con l’uscita di scena dell’ex premier, ora la miliardaria eredità dovrà essere divisa tra i 5 figli nati da due diversi matrimoni. In più solo nei prossimi giorni, davanti al notaio, si scoprirà se anche a Marta Fascina, sposata “simbolicamente” con un matrimonio senza valore legale nel 2022, è stata destinata una parte delle proprietà e dei conti in banca dell’eclettico fondatore. Già ieri, a poche ore dal decesso del Cav, s’è assistito a una serie di speculazioni legate ad ipotetici disimpegni. Specie sui titoli Mfe (le azioni “A” han guadagnato il 5,83% e le “B” il 2,32%).

 

 


GLI EREDI FRATELLI
Tanto che, ieri pomeriggio, una nota diffusa proprio dal quartier generale di Fininvest ha voluto rassicurare che «le attività proseguiranno in una linea di assoluta continuità sotto ogni aspetto». Come detto, ora la cassaforte di famiglia dovrà in qualche modo essere spartita tra i figli di primo e secondo letto. C’è da capire quali saranno i rapporti di forza e come verrà diviso l’impero che Berlusconi ha costruito in oltre 40 anni d’attività e, quindi, come potrebbero confermarsi o cambiare le strategie della dinastia. Oltre alle quotate, ci sono da considerare e valorizzare i business collaterali, quelli immobiliari. Al di fuori della capogruppo, ci sono altre proprietà, custodite nella holding immobiliare Dolcedrago. I beni più preziosi sono in una controllata chiamata Immobiliare Idra. Qui si trovano alcune delle case di famiglia, tra cui Villa Certosa, in Costa Smeralda (426 milioni). C’è poi Villa Gernetto e Villa San Martino. Ma per sapere che accadrà al patrimonio di Silvio Berlusconi occorre salire ai piani alti della holding.

 

 

DUE MILIARDI IN PALIO
Sopra Fininvest, infatti, governano 7 holding personali. Quattro sono in capo a Silvio (le Holding uno; due; tre; ottava) che tutte insieme controllano il 61% della Fininvest che oggi vale poco più di 2 miliardi di euro. Ed è questo il vero gruzzoletto a cui aspirano i futuri eredi. Poi ci sono le holding quinta e sesta possedute dai due figli di primo letto, Marina e Piersilvio ciascuna con il 7,65% del capitale e infine la holding 14 che ha il 21,4% del capitale ripartita in quote paritetiche tra gli altri tre figli (Barbara, Eleonora e Luigi ciascuno con poco più del 7%).


Se infatti la quota del politico-imprenditore fosse assegnata in parti uguali ai cinque figli la maggioranza di Fininvest passerebbe a Barbara, Eleonora e Luigi. Se, al contrario, nel suo testamento Berlusconi avesse disposto in modo diverso su un terzo dell’eredità nella sua disponibilità, Barbara, Eleonora e Luigi potrebbero fermarsi al 45% circa e quindi non avere il controllo. Al momento l’idea è che se il controllo passasse ai tre figli avuti con Veronica Lario sarebbe maggiore la probabilità di cessione del controllo visto che i tre non sono coinvolti nella gestione delle società del gruppo. Piersilvio, invece, è impegnato in prima persona come ad di Mfe e Marina è presidente di Mondadori e Fininvest. La prossima partita si giocherà davanti alla scrivania del notaio.

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