Ormai la rendita ha sostituito il risparmio degli italiani
Siamo ormai alla seconda generazione di italiani incapace di mantenersi autonomamente, e abituata a valersi dell’aiuto delle precedenti per finanziare un regime di vita altrimenti proibito. Ma non è di origine uniforme il patrimonio destinato ormai da qualche decennio a garantire il sostentamento delle generazioni poste ben oltre la maturità a carico degli ascendenti. Una quota di quella ricchezza proveniva infatti dal lavoro, dall’accumulazione di risparmio che esso sia pur faticosamente permetteva; un’altra quota, crescente a spese della prima, proveniva invece da un sovrappiù di tutt’altra natura, l’effetto della redistribuzione attuata con i sussidi al Paese improduttivo, con le pensioni di gioventù, con il riconoscimento delle invalidità improbabili, con le retribuzioni dell’impiego pubblico misurate sull’esigenza del calmiere sociale anziché sulla congruità del conto economico.
Inevitabilmente, quel primo vaso di finanziamento, quello cioè direttamente connesso al cuore del sistema produttivo, si faceva esangue: perché è lì che il potere pubblico ha preso a pescare, aggredendo quel risparmio e adoperandolo per finanziare appunto un altro tipo di accumulazione, la diffusa e irrevocabile costituzione di privilegi parassitari elargiti a fasce sempre più vaste di popolazione, ricchezze a debito pubblico pronte per il conferimento in lascito alla generazione successiva.
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Alle due case che in trent’anni riuscivano a costruirsi gli operai, gli impiegati, i professionisti che salivano a Milano, a Torino, a Bologna, ha cominciato a giustapporsi il bilocale che due pensionati meno che cinquantenni regalano in quelle città al figlio laureato, l’erede di una giustizia sociale pagata con il massacro della classe produttiva. Una nuova classe media ha soppiantato la precedente, sostituendovisi in benessere e in possedimenti: ma questi e quello non guadagnati. E, per effetto di questa sostituzione, sempre meno è il risparmio propriamente detto a essere trasferito alle generazioni successive, e sempre più il frutto di rendite sociali.
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