Mutui, la botta impressionante: 3mila euro, chi verrà spennato
Mai così alti da agosto 2012. Sulla scia dei ripetuti rialzi varati dalla Banca centrale europea, che ha portato il costo del denaro al 3,5%, i tassi sui mutui continuano a salire, toccando i livelli raggiunti ai tempi del governo Monti. A febbraio, stando ai dati raccolti da Bankitalia, il Taeg, che comprende anche le spese accessorie, si è attestato al 4,12%, in aumento rispetto al 3,95% di gennaio. Si tratta di una crescita che ormai si protrae ininterrotta da novembre del 2021 e che ha registrato una brusca accelerazione a partire da luglio dell’anno scorso in seguito all’improvvida stretta monetaria decisa dalla Bce, che non a caso è stata criticata da più parti. Comprare casa, insomma, sta diventando sempre più costoso. Ovviamente, i rincari riguardano solo chi ha un mutuo a tasso variabile o chi decide di stipularne uno nuovo, mentre è al riparo chi ha scelto la rata bloccata. Ma gli aumenti, secondo Nicoletta Papucci, direttrice marketing di Mutuionline, sono destinati a proseguire, almeno per un po’: «ci aspettiamo che la rilevazione sul mese di marzo vada oltre il 4,2%». Soltanto nella seconda metà dell’anno, aggiunge, «è prevista se non una inversione di tendenza almeno una stabilizzazione» nel ritmo dei rialzi da parte della Bce, con riflessi sul costo dei prestiti per l’acquisto delle abitazioni.
Di sicuro, al momento, c’è il fatto che per le famiglie che hanno optato per il variabile l’impatto è pesante. A snocciolare i dati di quella che definisce «una stangata» è Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. «Per chi ha sottoscritto ora un mutuo a tasso variabile» spiega, la rata «aumenta, rispetto a un anno fa, da 585 a 744 euro, con un rincaro di 159 euro al mese. Una mazzata annua pari a 1.908 euro». In totale, considerando i finanziamenti più diffusi per importo e durata, una famiglia si trova a dover pagare oltre 4.100 euro all’anno, contro i 2.150 di aprile 2022.
Crac Svb, il retroscena: l'errore di Biden che può condannarci, chi rischia il crac
Ancora maggiore è l’impatto calcolato dal Codacons. «La rata mensile di un mutuo a tasso variabile», si legge in una nota dell’associazione, «è salita complessivamente tra i 210 e i 270 euro rispetto a quanto pagato nel 2021». Questo significa che per un prestito con durata 25 anni e importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, quello più richiesto in Italia, l’aumento annuo a carico di una famiglia oscilla tra i 2.520 e i 3.240 euro. Per quanto riguarda gli altri indicatori monitorati dalla Banca d’Italia, sempre a febbraio il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 9,88%, contro il 9,79% del mese precedente. Nel complesso, i prestiti al settore privato, seppure ancora in crescita (+1,1%), decelerano rispetto a gennaio, quando risultarono in aumento dell’1,6%, con quelli alle imprese in calo dello 0,5%. In diminuzione anche i depositi di famiglie e imprese, che a febbraio si riducono del 2,4% annuo (-1,8% il mese prima). Ancora incollati allo zero virgola (0,54% per la precisione), infine, gli interessi pagati dalle banche ai correntisti, nonostante i rialzi dei tassi Bce.
Fisco, la rivoluzione delle tre aliquote: come cambia la busta paga