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Pensioni, scatta l'allarme tsunami sui fondi: chi rischia grosso

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Le fibrillazioni intorno al Credit Suisse prima e Deutsche Bank poi hanno acceso un faro intorno a un comparto, quello degli intermediari finanziari non bancari, che ha registrato una significativa crescita dal 2008 a oggi. Si tratta di fondi pensione, assicurazioni, hedge fund, fondi d'investimento: un segmento che a oggi detiene circa il 50% di tutte le attività finanziarie su scala globale e che non è affatto al riparo di crac e default. Lo ha detto chiaramente il Fondo monetario internazionale lanciando l'allarme sul sistema bancario ombra. "La rete di sicurezza finanziaria globale deve essere rafforzata", avverte l'istituzione di Washington. Questo perché le recenti turbolenze bancarie negli Usa e in Europa "potrebbero estendersi a istituzioni non bancarie cruciali come i fondi pensione o i fondi del mercato monetario". I rischi finanziari, come confermano fonti della Banca centrale europea, "sono molto elevati" ed è concreto il rischio di un incidente analogo a quello di Credit Suisse o di Deutsche Bank. In particolare, fa notare Fabrizio Goria su La Stampa "c'è preoccupazione per le improvvise fughe di depositi e per le crisi di fiducia".

 

 

 

Come prima linea di difesa, rimarca il Fmi, "sono vitali una solida sorveglianza, regolamentazione e supervisione". Le priorità dovrebbero essere "colmare le principali lacune nei dati, incentivare la gestione del rischio da parte del sistema finanziario non bancario, stabilire una regolamentazione adeguata e intensificare la vigilanza". Con questi elementi in atto la necessità d'intervento delle banche centrali "dovrebbe essere ridotta, o almeno limitata ai rischi di stabilità finanziaria, mitigando così il rischio di azzardo morale". Ma per fare ciò, rimarca il Fmi, serve un netto coordinamento fra le autorità di vigilanza e tra le banche centrali.

 

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