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Meloni, la mossa salva-Italia? Un super commissario per il Pnrr

Renato Farina
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Usi parole dolci e rasserenanti, Giorgia Meloni. Ma faccia sentire lo schiocco del suo polso di comando in Italia e in Europa. Usi il suo potere costituzionale a servizio di questa Italia che non può navigare nella nebbia. Tratti il Pnrr come il Covid. Scelga un Commissario. Gli dia poteri straordinari, come Draghi fece con il generale Figliuolo e non volle fare invece con il Piano di ripresa e resilienza, non si capisce perché, nonostante sia stato autorevolmente consigliato a farlo. C’è una legge che lo consente, l’art.12 del decreto77 del maggio 2021 sulle norme per l’attuazione del Pnrr. Siamo sopravvissuti al Covid. Voci funeste dicono che soccomberemo al Pnrr. Il catastrofismo è ingiustificato. Obbedisce a un disegno strisciante di certa sinistra nostrana (non tutta, non il commissario europeo Paolo Gentiloni, ma di sicuro il Pd schleineriano e l’M5S) che punta a mandare a gambe all’aria il governo, e per riuscirci, secondo la logica del tanto peggio tanto meglio, è disponibile a mettere a rischio d’infarto economico il corpo dell’Italia e a declassamento morale la sua essenza di nazione.

 

 


Essa funge da quinta colonna - come nel 2011 - di certe potenze (ancora la Francia, ancora la Germania) che vogliono il nostro Paese al servizio di disegno alieni, senza forza nel contesto globale ma soprattutto nel Mediterraneo. Come in certi film distopici sul futuro del mondo, così l’intreccio di poteri mediatici e finanziari nazionali e internazionali sta prevedendo e con ciò - secondo il modello delle profezie che si auto realizzano - mirando all’esplosione devastante del Pnrr. Ma come? Non doveva essere la salvezza? Il razzo a carburante europeo che era stato prenotato dal governo Conte e i cui pezzi delicati erano stati ammassati in magazzino da quello Draghi rischia davvero non di portarci - come desiderato da tutti gli italiani raziocinanti - nel cielo del benessere ma di deviare orrendamente- secondo l’auspicio degli amici del giaguaro - verso il luogo invocato dal noto slogan di Beppe Grillo?

 

 


Non ce la faranno a disarticolarci, perché stavolta le ombre grigie non hanno dalla loro il Capo dello Stato, soprattutto la leadership di Giorgia Meloni ha una solidità carismatica, basata su forze parlamentari e consenso popolare, che le consente una mossa come quella che proporremo tra poco. Utile a mettere in sicurezza il tesoro di circa così da consentire un percorso lineare che consenta alla decisione politica di diventare efficace. La burocrazia è conservatrice di sé stessa. Occorre, come dice Mattarella, mettersi tutti alla stanga, ma ci vuole un capo stanga, che sappia stangare chi rema contro.


QUALI NOMI?
Soluzione? Ripeto. La premier Meloni, d’intesa silente con il Quirinale e avvertendo Paolo Gentiloni a Bruxelles, tratti il Pnrr come questione strategica e di salvezza nazionale. Scelga un commissario con poteri straordinari, non il tipo faccio-tutto-io ma con la capacità di risolvere i conflitti, di dire sì o no definitivi, senza filtri e ghirigori. Abile a tagliare i nodi con la spada come fece Alessandro Magno con quello di Gordio. Disponendo di una squadra di consultazione rapida un uomo/donna per ministero - senza lottizzazioni di enti, partiti, scartoffie. E che sia “legibus solutus”: non sia cioè ammanettabile da alcun magistrato né indagabile una volta cessato il mandato, salvo dolo o colpa grave. Rimedi alla “dimenticanza” di Draghi che avrebbe dovuto pensare per tempo a istituire una struttura idonea a impedire lo stallo. Chi scegliere? Fitto che conosce la materia. Bertolaso che sa muovere le leve. Gianni Letta che conosce i bottoni del potere operativo che Nenni non trovò. O chi Giorgia voglia. Purché voglia.

 

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