Banche, tsunami sui mercati: come salvare i risparmi
«È in atto un processo di riallocazione delle risorse verso forme di investimento più rischiose, nel senso positivo del termine, dato che Italia ed Europa hanno bisogno di più investimenti e di più propensione al rischio», sono le parole molto coraggiose dell’allora ministro dell’Economia Padoan. Dichiarazione che ha infiammato la folla presente al Salone del Risparmio, l’annuale consesso che riunisce investitori piccoli e grandi, e anche attirato feroci critiche da associazioni come Adusbef che si attribuiscono il patrocinio dei diritti dei piccoli risparmiatori. Non a torto, quello dei piccoli investitori e dei loro sudati risparmi è un percorso disseminato di trappole, il rendimento è più spesso un’illusione che un traguardo. Dai tango bond, a Cirio e Parmalat, fino a My Way e For You e per concludere il crack Lehman, gli anticorpi si trovano nella memoria, anche se da sola non basta ci vogliono studio e preparazione per schivare tutti i prodotti che l’industria finanziaria, un vulcano sempre attivo, offre continuamente all’ignaro consumatore.
"La valanga si allarga, prelievi continui": l'innesco dello tsunami delle banche
REGOLA AUREA
Più semplicemente basterebbe ricordare la regola aurea “il rendimento è figlio del rischio” e quando il rendimento offerto è misero, com’è successo negli ultimi anni, e il rischio aumenta, è necessario drizzare tutte le antenne. Ma come può resistere il risparmiatore quando l’habitat è ricco di occasioni e le sirene lo attirano con tentazioni? La banca oggi non è una chiesa, è un negozio, e il consumatore/risparmiatore ignaro può scambiare per occasione una fregatura. C’è sempre qualcosa dietro, dice uno spot. E dietro alle offerte ci sono sempre quei prospetti lunghi e noiosi che nessuno legge, ma lì c’è il paragrafo che segnala che le obbligazioni subordinate della banca X possono essere azzerate. Leggendo si evitano delusioni.
Abbiamo vissuto un decennio in cui le Banche Centrali stampavano denaro gratis, cancellando la variabile rischio dagli investimenti. Fino al 2022 quando le Banche Centrali guardando negli occhi il pericolo inflazione, furono costrette a ridare un valore al denaro e al rischio, falcidiando anni di guadagni. Nessuno l’aveva previsto, questa è la classica scusa. Warren Buffett dice che quando la marea cala si scopre chi sta nuotando senza costume, e quando la marea (leggi liquidità) è alta non serve andare in apnea per capire chi sta rischiando, basta sapere che presto l’acqua calerà ed è meglio tornare a riva e rivestirsi. Questo è quanto è accaduto a Silicon Valley Bank, una banca che si è macchiata dei peccati di “moral hazard”, speculava con i capitali dei depositari, e di “carry trade” spinto finanziando attività a lunga con denaro incassato a breve.
Poi la liquidità è calata, e i tassi invece che salire sono scesi, e una volta che è scattato l’allarme i risparmiatori sono corsi a salvare i propri risparmi, ma il denaro non c’era più o era impiegato in perdita. In un sistema finanziario interconnesso è naturale che un problema in California si ripercuota in Germania, ma il 2008 è un’altra cosa. Le uniche similitudini sono nelle inefficienze del mainstream, come le agenzie di rating che non avevano declassato nessuno, peggio gli analisti che consigliavano ancora il “buy”, o i media come “Forbes” che definivano SVB una delle migliori banche d’America. Ora a tremare è Deutsche Bank e nonostante le rassicurazioni delle istituzioni “le banche europee sono sicure”, i risparmiatori tremano.
"Adesso tocca a noi". Banche, lo tsunami che fa tremare tutti: cosa ci aspetta
È una paura razionale? Nel 2008 i bilanci delle banche poggiavano sulla sabbia dei prodotti tossici, contabilizzati a 100 ma valore reale 20 o 30, la tempesta ha spazzato tutto. Oggi stiamo parlando di un problema di titoli di Stato, qualcosa di ben più solido, al momento sono in perdita, ma se portati a scadenza si salvano i bilanci. Per riuscirci ci vuole fiducia e liquidità e su questo devono intervenire le banche centrali inondando il mercato. Ma soprattutto oggi non c’è la recessione, e per non caderci bisogna evitare il crack finanziario. Rischio e rendimento sono tornate in campo nelle giuste proporzioni, e se fosse proprio questo il momento giusto di investire? Caveat Emptor.
"Nessuno può stare tranquillo". La "gola profonda" fa tremare i conti correnti: cosa sa