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Credit Suisse, corsa contro il tempo: lunedì, l'ombra dello "tsunami"

Adriano Bascapè
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Corsa contro il tempo per salvare Credit Suisse. Le autorità svizzere, con la collaborazione di quelle britanniche e americane, lavorano senza sosta alla ricerca di un accordo che metta in sicurezza il colosso svizzero e allenti le pressioni sull’intero settore bancario. La strada individuata come «unica opzione» per arginare la crisi di fiducia è quella di un’acquisizione da parte di Ubs, la banca numero uno della Confederazione. Un’intesa va raggiunta prima dell’apertura dei mercati di domani.

I cda delle due banche svizzere si riuniranno ancora oggi per valutare l'accordo su cui si sta lavorando freneticamente. I nodi da sciogliere sono molti. Accantonato lo scetticismo iniziale a nozze forzate, Ubs punta a ottenere concessioni della banca centrale svizzera e dalla Finma, l'autorità di regolamentazione dei mercati, per portare a termine l’accordo. Fra queste qualche forma di indennità odi aiuto per coprire i possibili costi legali e le perdite future. Uno dei maggiori ostacoli, secondo indiscrezioni, sarebbe la divisione banca di investimento di Credit Suisse, sulla quale Ubs avrebbe sollevato perplessità per le perdite accumulate e per gli scandali di cui è stata protagonista.

 

Mentre si lavora ai contorni dell’accordo, con Ubs che potrebbe acquistare il 100% o solo una parte di Credit Suisse, Deutsche Bank monitora per verificare se ci dovessero essere aperture che le consentirebbero di acquistare alcuni asset della banca guidata da Ulrich Koerner. Anche se al momento nessuna proposta formale sarebbe stata presentata, in Germania ci si chiede quali pezzi di Credit Suisse potrebbero essere attraenti e a quale prezzo. BlackRock ha smentito invece un suo possibile interesse. Ai lavori per chiudere un’intesa partecipano anche le autorità americane considerato che Credit Suisse e Ubs hanno significative attività negli Stati Uniti e sono considerate importanti a livello di sistema. 

 

Per il Tesoro americano un accordo fra i due colossi elvetici potrebbe tradursi in una minore pressione sulle banche regionali americane, e soprattutto su First Republic, oggetto di una pioggia di vendite nell’ultima settimana, archiviata a Wall Street in calo del 72% nonostante l’iniezione da 30 miliardi di dollari da parte delle 11 maggiori banche americane. Altra opzione è quella di vendere First Republic. Una decisione sulle prossime mosse è attesa a ore, anche in questo caso prima dell’apertura dei mercati di domani quando potrebbe essere annunciata l’acquisizione di Signature Bank da parte di Bank of America. Intanto da Berna arrivano nuove indiscrezioni: il governo svizzero è pronto a varare «misure di emergenza» per scongiurare la bancarotta di Credit Suisse.

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