Banche, il rialzo dei tassi: "Speculatori all'attacco"
Come previsto alla vigilia, la numero 1 della Bce Christine Lagarde ha deciso di alzare i tassi di 50 punti base. Dalle colonne della Stampa, il presidente di Abi Antonio Patuelli poche ore prima aveva lanciato un allarme drammatico, sottolineando come il sistema banche sembri sempre più sull'orlo di un collasso globale. Prima il crac della Silicon Valley Bank, quindi il collo in Borsa di Credit Suisse, quindi le difficoltà esplose per la americana First Republic Bank, declassata dalle agenzie di rating a livello "spazzatura".
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Proprio alla luce di quanto sta accadendo, spiega Patuelli, serve una "riflessione" prima di "prendere decisioni" che comprenda tutti gli elementi, incluso il calo del prezzo del gas. Secondo il presidente dell'Associazione banche italiana, il rialzo dei tassi è un motivo di preoccupazione e possono esserci "indebolimenti di carattere patrimoniale delle banche". "Sono d'accordo con quanto detto da Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, e dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, occorre una riflessione ulteriore che tenga conto di tutti i dati reali, inclusa la discesa del costo del gas, ormai da diverse settimane al di sotto di 50 euro. Sarebbe opportuno tener conto anche di quanto avvenuto negli Stati Uniti e in Svizzera prima di prendere decisioni. Poi le scelte delle banche centrali sono come quelle della Corte Costituzionale, sono inappellabili".
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Il rialzo dei tassi è un motivo di preoccupazione? "Lo è e lo sostengo da tempo - osserva Patuelli -, l'Europa e l'Italia si sono abituate ai tassi zero che erano in vigore da un decennio. Ora che salgono ci sono sorprese, in particolare le minusvalenze sui portafogli titoli e quindi indebolimenti di carattere patrimoniale delle banche. Il punto è che non era vera la vulgata che i tassi più alti fossero una manna per le banche che guadagnano di più dai prestiti. L'aumento del costo del denaro comporta anche grandi svantaggi. Il costo della provvista sale perché devono incrementare la remunerazione dei depositi dei clienti. La crescita dei tassi sui prestiti può portare a un aumento dei default e delle sofferenze, che di nuovo richiedono maggiori accantonamenti per coprire rischi di credito".
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Su Credit Suisse, aggiunge Patuelli, è evidente l'intervento della grande speculazione finanziaria. "Vendono azioni allo scoperto nel momento di panico per poi andarsi a ricoprire quando le acque si calmano, guadagnano nel frattempo sulla differenza di prezzo fra vendita e riacquisto. Il crac di Svb prima e le tensioni su Credit Suisse poi hanno fornito l'occasione per innescare il meccanismo della speculazione".
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