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Reddito di cittadinanza stravolto, scoppia il panico per l'assegno

Claudia Osmetti
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Stringi stringi sta tutto in un numero (anzi, in un paio di numeri): a settembre, quando manderemo in pensione il reddito di cittadinanza di dimaiana memoria ed entrerà in vigore la Mia, la misura di inclusione attiva, a cui sta lavorando il governo Meloni, il 25% degli attuali beneficiari resterà all’asciutto. Cioè, su una platea che oggi conta circa un milione e 35mila famiglie con in tasca la carta gialla voluta dall’allora premier Giuseppe Conte (M5s), 260mila saranno costrette a restituirla: la simulazione l’ha fatta il quotidiano La Stampa. Son mica pochi, 260mila nuclei famigliari. E sembrano ancora di più se nel computo ci mettiamo che, solo nel Napoletano, i precettori “occupabili” che rischiano di dover dire addio al bonus dei bonus sono 118mila e, a focalizzarsi ulteriormente selezionando appena la cerchia della città sotto al Vesuvio, da Posillipo al Rione Sanità, quella cifra tocca quota 70mila persone (qui le stime le ha calcolate l’edizione locale di Repubblica: entrambi giornali che col centrodestra c’entrano un tubo e quindi, per favore, evitateci la polemica lo-dite-voi-perché-vi-fa-comodo).

 

 


SOPRA LA MEDIA
Caso Napoli, insomma (per essere chiari: evitateci anche l’altra polemica, quella del campanilismo Nord-Sud; siamo stufi di sentirla e non ci appartiene, stiamo appena fotografando il più asetticamente possibile un fenomeno che asettico, in questi quattro anni, non lo è stato mai). È un fatto che il reddito di cittadinanza sia stato richiesto più a Napoli che a Bolzano (la percentuale per gli assegni ogni mille abitanti, nel 2022, è del 50% netto a Napoli e dello 0,53% a Bolzano, con la media nazionale che si assesta al 15,96%: fonte, indicatori Lab del Sole24Ore). È un altro fatto che la regione col maggior numero di precettori sia la Campania (il 20% delle prestazioni complessivamente erogate: fonte, l’osservatorio statistico dell’Inps). Ed è un fatto pure che, in un anno e mezzo, cioè da metà 2021 alla fine del 2022, le truffe scoperte, in argomento, nell’aerea provinciale partenopea, siano state 4.307, non una di più e non una di meno, con 1.556 denunciati e 14.648.248 euro rintracciati (fonte: il comando dei carabinieri della zona).

 

 


Adesso, tuttavia, il quadro pare destinato a mutare perché Giorgia Meloni (Fdi) vuol dare una stretta e sforbiciare anche sull’assegno base che, secondo le indiscrezioni, dovrebbe passare dai 500 euro di prima ai 375 di domani. Di certo non c’è ancora nulla, o meglio: di certo ci sono solo le proteste. Nel senso che l’esecutivo non ha fatto in tempo ad annunciare urbi et orbi l’idea, che i Caf (i centri di assistenza fiscale) di Napoli e limitrofi sono stati presi d’assalto. Centralini che suonano da mane a sera e porte che si aprono sulla fila fuori dall’uscio: scusi-lei-ma-è-v ero-che-mi-dimezzano-il-reddito? Domande lecite, per carità: che uno giustamente vuole sapere cosa lo aspetta e, dobbiamo essere onesti e ricordarci di tutto, nel calderone della card anti-povertà ci sono migliaia di famiglie che i salti mortali, per arrivare a fine mese, li fanno per davvero. Infatti il Comitato Vele a Scampia si è già detto pronto a dare battaglia. Non ci sta. «Il governo pensa di scherzare con la sofferenza delle persone», ha fatto sapere, da qualche giorno, Omero Benfenati che è il portavoce dei disoccupati del posto, «non ha capito che, se alza il tiro contro le fasce più deboli e le periferie, ci saranno problemi di ordine pubblico». “Problemi di ordine pubblico”. Poi chiosa: «Siamo anche pronti a rinunciare al reddito, vogliamo solo lavorare». Un altro scettico, ossia uno che mette le mani avanti e che su questa Mia non si dice del tutto convinto, è il sindaco (indipendente ma di area centrosinistra) di Napoli, Gaetano Manfredi.


RISORSE ECONOMICHE WITHUB
«Ho letto dai giornali - ha dichiarato Manfredi- le ipotesi ventilate. Mi fa piacere che ci sia una continuità sul reddito non solo per gli inoccupabili, ma anche per gli occupabili», è entrato nella discussione, «però bisogna valutare se le risorse economiche sono sufficienti, soprattutto per le famiglie con più figli a carico, per le famiglie che hanno un fitto, perché il problema della casa è importante». Niente. Mia non è ancora realtà, ma nel frattempo ha già sollevato una bella sfilza di maldipancia, lamentele e querimonie. Vaglielo a spiegare, poi, a quelli che il 28 settembre del 2018 si erano riuniti sul balcone di Palazzo Chigi, manco avessero vinto la finale di coppa del mondo, col pugno alzato e le dita ritte nel segno della vittoria, e che urlavano a squarciagola «abbiamo abolito la povertà».

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