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Superbonus, buco da 110 miliardi di euro: una bomba a orologeria

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Francesco Specchia
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Poi, però, non diteci che non vi avevamo avvertito. Le nequizie del Superbonus 110% - coperte dagli applausi per la rinascita edilizia del Paese- nascono da due previsioni di Mario Draghi e di Daniele Franco.

I quali, come gli Efori di Sparta, misero in guardia il Parlamento. Disse l’allora premier nel dicembre 2021: «Il Superbonus è misura che ha dato benefici, ma ha anche creato distorsioni, come un aumento straordinario dei prezzi dei componenti necessari alle ristrutturazioni e all’efficientamento energetico». «E poi ha incentivato moltissime frodi», continuò Draghi mimando in pubblico il «4» con le dita, intendendo il numero di miliardi di crediti bloccati, allora dall’Agenzia delle Entrate, proprio per il florilegio delle truffe. Già di per sé, un’enormità. Due mesi dopo, nel febbraio 2022, toccò al Ministro dell’Economia ribadire il concetto: «Questi interventi fanno onere per la finanza pubblica. Se ciascun italiano fa domanda, per 30 milioni di unità immobiliari, l’effetto sui conti e sul debito è stratosferico». E stavolta Franco non aveva dita sufficienti per indicare il disastro, ignorato da M5S e sinistra (ma pure un po’ da destra).

 

I CONTI DEL DISASTRO
Disastro che, alla fine, ha dovuto dichiarare l’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: il conto dei crediti legati al Superbonus ha raggiunto la cifra di 110 miliardi. Sicché, da qui, il decreto legge che dovrebbe evitare l’apocalisse: stop alla cessione dei crediti fiscali e allo sconto in fattura per i bonus futuri. Per gli esistenti, a partire dal Superbonus, non sarà più possibile la cessione a Regioni ed enti locali. Resta solo la detrazione nella dichiarazione dei redditi, ma è ben poca cosa. La suddetta cifra- monstre, 110 miliardi, non è a caso; nasce da un’audizione in Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle detrazioni fiscali e i crediti di imposta, del Direttore Generale del Dipartimento delle finanze del Mef, Giovanni Spalletta. Che si è soffermato su una serie di argomenti che spaziano dal costo Superbonus per lo Stato al bonus facciate agli altri bonus edilizi. Le cifre impressionano: per il Superbonus la stima dell’impatto sui conti pubblici che doveva essere di -36,55 miliardi di euro è stata aggiornata a -61,20 miliardi con differenza di -24,65 miliardi; per il bonus facciate la differenza è di -13,10 miliardi, per i rimanenti bonus resta la cifra stimata inizialmente di 29,87. Siamo fuori di un totale di 37,75 miliardi, cioè -110,07 rispetto ai -72,32 previsti della stima iniziale.

Ora, stabilire quanto costi il Superbonus allo Stato, insieme agli altri bonus, è un tema intrecciato ad altri: appunto, il blocco della cessione dei crediti e la crisi di liquidità di professionisti e imprese. Spalletta ricorda che, inizialmente, la cessione del credito non era soggetta a vincoli; poi sono emersi gli impicci inerenti al debito pubblico causato dalle cessioni illimitate, alle truffe e denunciate da Draghi, al mercato parallelo dei crediti. Una soluzione era stata ideata dal Governo con il Decreto Aiuti-quater, che aveva introdotto la cessione del credito in 10 anni anziché in 4. «Altre ipotesi di revisione» ha concluso Spalletta «possono, comunque, essere valutate in relazione agli interventi avviati entro il 2022». Nel Manual on Government deficit and debt col quale a inizio febbraio Eurostat ha aggiornato l’interpretazione della contabilità europea del 2010 ( European System of Accounts) svetta il capitolo sulle modalità di registrazione e classificazione dei crediti di imposta proprio per le connessioni con il tema della cessione dei crediti edilizi, futura e pregressa. 

 

Temi importantissimi per l’Italia e la sua spesa pubblica. Per il futuro, l'interpretazione di Eurostat lascia pochi margini al mantenimento alla cessione del credito; perché i crediti d’ imposta in questione sembrano rientrare prevalentemente nella categoria dei crediti «pagabili» o «esigibili», ergo messi direttamente in uscita nel bilancio dello Stato, in quanto con alta probabilità saranno comunque riscossi, anche se tenuti in vita per più anni. In buona sostanza, per Eurostat, il Superbonus impatta sul deficit dello Stato in base a come si considerano i crediti d’imposta che il bonus genera: crediti fiscali pagabili (per cui la spesa da parte dello Stato deve essere riconosciuta all'inizio; nasce al momento dell’avvio lavori) o non pagabili (non comportano spesa immediata dello Stato ma ne riducono le entrate fiscali future).

EUROSTAT E ISTAT
Eurostat nel 2021 accettò solo temporaneamente, su sollecitazione di Istat, che i crediti maturati con il superbonus fossero classificati come non pagabili, in attesa dei necessari approfondimenti al livello europeo. Alla luce di tutto ciò, per evitare che Eurostat e Istat ci contabilizzassero deficit mostruosi e somme tutte in una volta come spesa corrente, la soluzione era bloccare cessione e sconto in fattura. Forse, in futuro, ci sarà il problema- pregressi; epperò, così, con Giorgetti che spegne la miccia, la bomba è stata disinnescata. Certo, il Commissario Ue Paolo Gentiloni riconosce, a La7, le «preoccupazioni del governo sui conti pubblici». E parte della maggioranza tende a spaccarsi. Ma la scelta del male minore -checché ne dicano opposizioni amiche e nemiche- resta quella migliore...

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