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Diesel, l'Arabia ci massacra: dove (e come) fa volare i prezzi

Attilio Barbieri
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È scattato ieri l’embargo su tutti i prodotti petroliferi russi. Dopo il divieto europeo di importare il greggio di Mosca, entrato in vigore il 5 dicembre scorso come sanzione per l'attacco all'Ucraina, da ieri il blocco riguarda anche i derivati, dunque benzina, diesel, cherosene e nafta. Per le aziende russe sarà possibile spedire queste merceologie a Paesi terzi utilizzando navi del G7 e della Ue, soltanto se il carico viene venduto a un prezzo massimo di 100 dollari al barile per benzine, diesel e kerosene, e di 45 dollari al barile per olio combustibile, nafta e altri derivati petroliferi meno pregiati. Da mesi si sapeva che ieri sarebbe scattato il nuovo stop. E i mercati l’hanno largamente scontato da tempo. Tanto è vero che il Brent europeo nell’ultima settimana è addirittura scivolato dagli 87 dollari al barile di lunedì 30 gennaio ai 79,82 dollari di venerdì 3 febbraio. Stante l’imprevedibilità dei mercati dell’energia nessuno si attendeva grossi scrolloni. Ma a far salire la temperatura ci ha pensato ieri il ministro dell’Energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, parlando all’emittente televisiva Al Arabiya. «Tutte quelle cosiddette sanzioni, embarghi, mancanza di investimenti, si trasformeranno in una cosa sola: una mancanza di forniture energetiche», ha affermato l’esponente della casa regnante saudita.

 

MOSCA ISOLATA - Mentre Mosca è sempre più isolata, soprattutto dopo le ennesime minacce di escalation nucleare in Ucraina, gli arabi fingono di non saperlo. Alla domanda su quali lezioni siano state apprese dagli eventi che hanno agitato il mercato energetico nel 2022, il principe Abdulaziz ha affermato che la cosa più importante è che il resto del mondo «si fidi dell'Opec+», l’alleanza formata dai Paesi esportatori di petrolio- la vecchia Opec - e dai produttori al di fuori del cartello guidati proprio dalla Russia. «Siamo un gruppo responsabile di Paesi, prendiamo decisioni rilevanti per i mercati dell’energia e non ci impegniamo in questioni politiche», ha chiosato il saudita. E per comprendere quanto siano «responsabili» le decisioni assunte di recente sai monopolisti mondiali dell’energia, basta considerare che l’Opec+, ha concordato lo scorso anno di ridurre il suo obiettivo di produzione di 2 milioni di barili al giorno. Nel momento in cui la crisi del gas mordeva famiglie e imprese con le super bollette, il cartello dei produttori petroliferi pensava bene di tagliare il 2% del greggio richiesto dai mercati mondiali, da novembre fino alla fine del 2023. Ora arriva la nuova uscita di Abdulaziz che rischia di infiammare nuovamente i corsi del greggio, in corrispondenza con un passaggio comunque molto difficile. Il modo migliore per provocare una fiammata al rialzo sul mercato è quello di instillare il dubbio che l’embargo con il tetto al prezzo dei derivati petroliferi possa provocare «una mancanza di forniture energetiche». Esattamente quel che ha fatto il ministro saudita dell’Energia.

 

GASOLIO A RISCHIO - I rischi maggiori ci sono comunque sul diesel, visto che prima della crisi scoppiata lo scorso anno il gasolio made in Russia era arrivato a coprire quasi il 50% del fabbisogno dell’Unione europea. Certo, la Ue si è mossa in anticipo per far fronte allo stop sui prodotti russi e ha riempito gli stock di gasolio, con flussi che hanno raggiunto il massimo dell’ultimo anno. Non a caso sono cresciute le importazioni da Medio Oriente e Asia, a cominciare dalla Cina. Ma con l’ex Celeste impero c’è un rischio aggiuntivo. Dal momento in cui Mosca non potrà più vendere petrolio e derivati all'Europa, punterà a incrementare l’export verso la Cina. Così il petrolio russo rischia di uscire dalla porta dell'Europa per rientrarci dalla finestra, sotto forma di prodotto raffinato cinese. Magari a prezzo maggiorato. Un rischio concreto, vista l’opacità che segna l’economia cinese. Gli effetti di questa congiuntura si vedranno comunque nelle prossime settimane. Da qui all’inizio della primavera le scorte accumulate in Europa negli ultimi mesi dovrebbero riuscire a calmierare i prezzi. Ma i mercati dell’energia sono soliti smentire le previsioni.

 

 

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