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Calano sempre di più i risparmi delle famiglie italiane. L'analisi di Andrea Pasini
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Il 2022 chiude con la pressione fiscale a 42,7 punti percentuali, in aumento dell’1,9% rispetto all’anno precedente. Un difficile inizio anno per le famiglie italiane che guardano al futuro con timore (33%) o addirittura inquietudine (22%).
Un quarto degli italiani teme di cadere in una situazione di reale povertà in questo nuovo anno, fino ad arrivare a non essere in grado di acquistare generi alimentari, abiti, i prodotti per la scuola e di utilizzare i mezzi di trasporto. Si conta che già due famiglie su tre non siano in grado di affrontare una spesa imprevista e non procrastinabile di 850 euro e nel 2022 sono ben 9 milioni le famiglie che hanno dovuto far fronte a un permanente disagio alimentare.
Secondo le stime, il 2023 sarà un anno di stagnazione ma non di decrescita (+0,2% le previsioni del Pil 2023 su 2022 secondo i manager italiani), con un’inflazione ancora sostenuta ma inferiore a quella del 2022 (+6,1% secondo i manager italiani). Dati che trovano conferma nell’ultima pubblicazione Istat che ha registrato un aumento dei consumi finali del 4,1% nel terzo trimestre del 2022 con un aumento del potere d’acquisto dello 0,3% sul trimestre precedente.
Continua però a preoccupare l’inflazione sui beni alimentari lavorati che, si prevede, resterà elevata anche nel nuovo anno (+6,7% medio nel 2023 secondo i manager italiani del settore Food & Beverage). Questo dato porterà infatti a una riduzione dei volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo (-0,9%) e un continuo peggioramento della redditività delle imprese industriali e, soprattutto, distributive (lo teme il 66% dei manager del settore) con conseguente calo degli investimenti (37%) e ricadute anche sul fronte occupazionale (27%).
Tornando alle famiglie, il risultato di queste tendenze sarà la riduzione del tasso di risparmio, che già nel secondo trimestre del 2022 era pari al 9.3%, valore di poco superiore ai valori medi osservati fino al 2019. I dati del terzo trimestre mostrano infatti che la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stimata al 7,1%, in calo di 1,9 punti rispetto al trimestre precedente.
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