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Bce, ecco quali sono i rischi maggiori per l'Italia nel 2023

Roberto Formigoni
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Ora è diventato evidente anche per i non esperti di economia: un conto era avere Mario Draghi presidente della Banca centrale europea, un conto è avere oggi Christine Lagarde. Se ne rendono conto, sulla loro pelle, anche i semplici cittadini: con le decisioni della Bce di giovedì le conseguenze sono immediate, le borse europee sono pesantemente crollate, lo spread italiano è salito, i mutui saranno da subito più cari.

Lagarde ha ceduto alla linea dei cosiddetti falchi, coloro che ritengono l'inflazione, e non la debolezza dell'economia reale, il pericolo numero uno in Europa, e dunque hanno innalzato ancora una volta il prezzo del denaro e promesso un'altro aumento per primavera. Se aumenti il prezzo del denaro, le banche chiederanno interessi più alti, e dunque imprese e cittadini avranno meno soldi a disposizione, i cittadini compreranno meno, le imprese produrranno meno, la crisi economica che da tempo incombe sull'Europa si aggraverà.

Certo, alla fine l'inflazione diminuirà, ma in che condizioni si troverà l'economia reale, cioè lo stato di salute delle aziende e la qualità della vita dei cittadini? È lecito avere dei forti dubbi sulla bontà del risultato finale. Cosa ha fatto in dettaglio la Bce? Ha aumentato di 50 punti base i cosiddetti tre tassi di interesse di riferimento, cosicchè dal 21 dicembre il costo del denaro aumenterà tra il 2% e il 2,50%, e questo ha determinato quello che dicevamo prima, crollo delle borse, aumento dello spread, aumento dei mutui.

Quello che appare incredibile è che ciò avviene proprio ora che la crescita dei prezzi ha preso a rallentare. Si è imposta la linea dei falchi, dicevo sopra, cioè dei paesi più forti economicamente, Germania, Olanda e soci, la cosiddetta linea monetarista a cui Draghi aveva messo la museruola sia quando aveva salvato l'euro dichiarando «lo difenderemo a qualunque costo» sia quando aveva sviluppato politiche solidaristiche che avevano indotto anche i paesi più riluttanti a concedere prestiti rilevanti a chine aveva bisogno durante la pandemia. Oggi gli equilibri sono cambiati nel consesso dei 19 governatori delle banche nazionali. Dopo anni in minoranza sul piano intellettuale e di potere, l'ala monetarista ha ripreso il controllo. Ora i rischi maggiori sono per l'Italia:le emissioni di titoli di Stato nel 2023 saranno superiori ai 450 miliardi, di cui almeno 70 senza l'aiuto della Bce. E dunque ora bisogna correre per evitare ogni ritardo sul Pnrr, così da sbloccare 35 miliardi di fondi europei. Ma forse bisognerà anche ridurre in parte i sussidi per il caro energia previsti in Finanziaria. No, cara Lagarde, non si fa così.

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