Il Corriere della Sera sciopera: retroscena, drammatica rivolta contro Cairo
Il Corriere della Sera sciopera. I giornalisti si ribellano a Urbano Cairo. Il quotidiano di via Solferino ha indetto l'agitazione dopo lo scambio di comunicati con l'editore pubblicato venerdì 16 dicembre. Il cdr, commentando le celebrazioni dell'azienda per il traguardo dei 500 mila abbonati digitali, lamentava la mancata corresponsione di un premio di risultato ai dipendenti, Ad aggiungersi a tutto ciò il rifiuto di una regolamentazione del lavoro agile e le questioni dei buchi di organico e della stabilizzazione dei precari. Ma Cairo non è rimasto a guardare: "Stupisce - ha replicato - la perseveranza di richieste che non tengono nella dovuta considerazione l'attuale contesto di mercato".
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Qui la lettera integrale del cdr del Corsera:
"Cari lettori, il Corriere della Sera di ieri ha dedicato due pagine al traguardo raggiunto dei 500 mila abbonati digitali, registrando una crescita del 30 per cento rispetto allo scorso anno. Vogliamo dire grazie ai lettori che ogni giorno ci seguono online e a quelli che comprano il Corriere della Sera in edicola: questo giornale è prima di tutto vostro, poi dei giornalisti che vi lavorano e dell'editore Urbano Cairo. La crescita è stata progressiva dal 2018 e ancora più marcata negli anni della pandemia, quando la redazione ha sperimentato con successo nuove e più agili modalità di lavoro. Il presidente di Rcs Mediagroup ha celebrato questo risultato, che riempie di orgoglio anche tutti noi, con un evento che è stato anche l'occasione per lanciare nuovi ambiziosi traguardi per il futuro: il raddoppio, ovvero 1 milione di abbonati. Questo è stato possibile grazie al lavoro della comunità dei giornalisti del Corriere della Sera che in questi anni ha fatto ogni sforzo per farvi avere quell'informazione puntuale e autorevole che meritate, senza mai risparmiarsi. E continuerà a farlo. Però dovete sapere che se da una parte l'editore giustamente gode dei frutti di questo lavoro grazie agli utili dei bilanci, dall'altra ha deciso ingiustamente di non riconoscere ai giornalisti del Corriere alcun premio di risultato. Non vuole condividere con noi, e nemmeno con poligrafici e impiegati che oggi scioperano, parte dei dividendi generati dal giornale. Come non ha voluto neanche introdurre a oggi una modalità regolata di lavoro agile, uno standard nel mondo industriale compreso quello editoriale, che ha garantito in questi ultimi tre anni proprio quei risultati di cui va fiero con utili che hanno sfiorato i 100 milioni. L'editore inoltre non vuole affrontare i temi dei buchi in organico, le stabilizzazioni dei precari e dice no a una armonizzazione dei trattamenti economici interni alla redazione. Dopo mesi di paziente trattativa, durante i quali l'azienda ci ha 'portato a spasso' in maniera non costruttiva, ci siamo trovati di fronte a un ennesimo rinvio delle richieste della redazione mentre, nelle stesse ore, si festeggiava il raggiungimento dei 500 mila abbonati digitali. La redazione meriterebbe una cura diversa dei rapporti sindacali così come è consono alla storia imprenditoriale e aziendale del Corriere della Sera che noi tutti vorremmo sempre più ricco e fruibile per voi lettori".
E la replica dell'editore:
"Nel corso del 2022 il Corriere ha raggiunto il traguardo dei 500.000 abbonamenti digitali. Un grande risultato ottenuto facendo investimenti significativi sia in tecnologia sia in marketing e pubblicità, con un impatto molto rilevante sulle casse dell'azienda. Fenomeno che si è inserito in un 2022 che è stato di per sé complicato sul fronte dei costi. L'esplosione del prezzo delle materie prime (della carta in particolare) e dei fattori produttivi è stato senza precedenti: oltre 30 milioni in più del 2021 per la nostra azienda. Rcs MediaGroup ha poi sostenuto uno sforzo economico importante per quasi 60 milioni per riacquistare la sede di via Solferino, la casa del Corriere , interpretando un intimo desiderio di tutti i dipendenti, e dei giornalisti del Corriere in particolare. Per questo ci stupisce la perseveranza di richieste che non tengono nella dovuta considerazione l'attuale contesto di mercato. Senza considerare i notevoli sforzi di questi anni di un editore, unico nel suo settore, che ha assunto quasi 50 giornalisti per agevolare la trasformazione digitale del business, e che ha sempre tutelato l'occupazione, risanando l'azienda senza azioni significative sul personale".