Pensioni, attenzione agli assegni: cambia tutto, chi ci guadagna
Le pensioni s' impennano, nonostante i gufi e le previsioni apocalittiche delle agenzie di rating. La buona notizia si affianca all'aumento dell'occupazione (e dei posti fissi, 117mila mai così dal 1977); all'incremento della fiducia dei consumatori e delle imprese; alla buona salute del Tfp l'indice di produttività totale dei fattori; al pil e allo spread che reggono quando non scendono; ai mercati che ci danno fiducia e collocano i nostri titoli di Stato a tempo di record presso investitori ancora più fiduciosi. Sì.
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I MOTIVI Sì, le pensioni salgono per chi in pensione ci andrà l'anno prossimo rispetto a chi ci è andato o ci andrà entro fine anno. La novità si respira dal decreto del 1 dicembre 2022, pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro su indicazione Istat, che fissa i «coefficienti di trasformazione del montante contributivo» applicabili ai pensionamenti del prossimo biennio. Il «montante contributivo» sarebbe l'insieme dei contributi versati dal lavoratore durante la sua attività; e dalla sua rivalutazione scatta, di fatto, l'aumento dell'importo della pensione.
Utilizzando il sistema contributivo, infatti, l'assegno previdenziale viene calcolato sommando al montante contributivo il cosiddetto «coefficiente di trasformazione». Cioè un parametro che cambia in base all'età anagrafica posseduta al momento del pensionamento. Ergo, più alto è il montante contributivo e più ricca sarà la pensione. Esempio da commercialista. «Lavoratore con 67 anni e 400 mila euro di contributi: se è andato a riposo o andrà nel 2021/2022 ha diritto a una pensione di 22.300 euro; di 22.892 euro, cioè con circa 50 euro in più al mese, se lo farà nel 2023/2024». La revisione dei coefficienti è, bisogna dirlo, periodica. Ed è al sesto appuntamento da quando è stata introdotta, nel 2009: la differenza con le precedenti cinque revisioni sta nel fatto che questa sia la prima positiva. La crescita ha varie motivazioni, abbastanza complesse. La nuova rendita viene comunque calcolata tenendo presente anche, appunto, della rivalutazione del montante contributivo, che è un automatismo che si verifica annualmente sulla base del tasso di capitalizzazione risultante dalla variazione media quinquennale del Pil.
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Sicché, con l'incremento proprio del Pil (+6,6% nel 2021), sarà in crescita anche il montante contributivo, Già per gli effetti dell'economia dello scorso anno le pensioni erano aumentate dell'1,9%, Ora, la cosa assai bizzarra e poco comprensibile ai profani è che, paradossalmente, sarà l'aumento vertiginoso dell'inflazione, conseguente all'incremento repentino dei prezzi dei beni di consumo, ad avere conseguenze positive per i pensionati dell'anno prossimo. Da un decennio, il livellamento del costo della vita aveva di fatto bloccato l'aumento delle pensioni; ora, l'incremento dei prezzi delle materie prime e molto altro hanno fatto schizzare l'inflazione (a febbraio, l'indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,9% su base mensile, indicando un incremento del 5,7% su base annua). Si è, in pratica, invertita la rotta. Con un beneficio imprevisto per alcuni, appunto.
Poi, certo, c'è il discorso del nuovo meccanismo biennale di indicizzazione delle pensioni su sei fasce, con rivalutazione maggiorata per gli assegni al minimo. I quali saliranno oltre i 570 euro il prossimo anno e a circa 580 euro quello successivo e una stretta progressiva per quelli superiori ai 2.100 euro (quattro volte il minimo). Ma quello è un altro discorso.
OBIETTIVI Che riguarda il fronte della riforma pensionistica prossima ventura, laddove l'obiettivo del governo sarà quello di apparecchiare un piano per innescare le rivoluzione entro il prossimo autunno, in tempo utile per inserire le eventuali novità nella manovra e avviare nel 2024 la suddetta riforma per giungere al suo completamento prima della fine della legislatura. Elsa Fornero imputa alla maggioranza «interventi a spizzichi senza avere idee chiare». E. oggettivamente, sulle pensioni di anzianità e su quota 103, le posizioni tra i partiti sono ancora differenti: Forza Italia spinge per elevare a 600 euro le minime e la Lega, che avanzerebbe le solite perplessità, insiste sempre per la sua Quota 41. Però Elsa Fornero non tiene conto che un'idea chiara comune per tutto il centrodestra esiste. Ossia spazzar via definitivamente la legge Fornero da tutto, anche dalle intenzioni degli dei...