Bollette, il gas scende ma l'Italia rischia lo tsunami del freddo
Forse per le bollette c'è una speranza. No, non è il price cap, su cui la Ue continua a litigare furiosamente e ad annunciare accordi puntualmente smentiti. Come avverrà con tutta probabilità alla due giorni del consiglio europeo che parte domani. A fornire uno spiraglio di luce in fondo al tunnel è proprio il prezzo del gas che, apparentemente da solo, non smette di scendere. Ieri, dopo le fiammate di fine agosto, quando aveva addirittura sorpassato i 350 euro, le quotazione del metano all'ormai famigerato Ttf di Amsterdam, che spaventa più dello spread nel 2011, sono arrivate a quota 113 euro per megawattora, concedendosi pure un piccolo rimbalzino di un paio di euro in chiusura. Solo considerando l'ultima settimana il calo è del 21%. In ogni caso, si è tornato ai livelli dello scorso giugno. Non che la bufera sia passata, intendiamoci. A gennaio del 2021 il gas costava 20 euro. Epperò c'è chi, come il superesperto Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia, pensa che queste flessioni potranno portare nei prossimi mesi a qualche leggera correzione al ribasso.
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Bollette, l'effetto-domino travolge l'Italia: al buio anche chi paga
I MOTIVI DEL CALO
Chi dobbiamo ringraziare? I tecnici sostengono che sia un effetto combinato della fine della corsa agli stoccaggi dei Paesi Ue, che hanno rastrellato gas a qualsiasi prezzo pur di mettersi un po' al riparo, e di un autunno che si sta rivelando abbastanza mite. I politici, a partire dal nostro ministro della Transizione ecologica uscente Roberto Cingolani, ritengono che l'ammuina fatta dalla Ue sia bastata a spaventare i mercati. «Soltanto aver insistito su questo price cap» ha fatto precipitare il costo del metano, ha detto. Come se balbettare soluzioni mai condivise da tutti sia lo stesso che proclamare un "whatever it takes". Ma la notizia è comunque buona e, finché dura, ce la teniamo. Anche perché in giro non ce ne sono molte altre.
Molti sbandierano il fatto che l'Italia abbia superato il 94% di immagazzinamento delle scorte. Solo la Germania, inutile dirlo, ha fatto meglio in termini di quantità stoccate. Peccato che se il clima cambia e l'inverno sarà più rigido del previsto, quelle riserve saranno prosciugate come un succo di frutta con la cannuccia. La prossima primavera, stando ad uno scenario elaborato dall'Ispi, gli stoccaggi saranno a zero. Asticella che scenderà ancora più in basso se la Russia interromperà del tutto i flussi. A quel punto, come da un po' dicono tutti, resterà da capire come affronteremo il prossimo di inverno, tenendo anche conto che sui nuovi rigassificatori permangono polemiche e perplessità. Quanto ai prezzi, ieri a Bruxelles è andata in scena l'ennesima parata delle buone intenzioni. «Siamo un acquirente affidabile ma non compriamo più il gas a qualunque prezzo», ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, presentando il suo pacchetto di proposte.
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INTENSE DISCUSSIONI
«Perché solo ora e non in primavera?», ha aggiunto, «perché in primavera non eravamo pronti. Avevamo gli stoccaggi vuoti, non avevamo piattaforme comuni per gli acquisti né per la riduzione dei consumi». Ma ora, ha rivendicato con orgoglio, «siamo pronti, abbiamo fatto progressi, e questa proposta è il frutto di settimane di intense discussioni». E allora vediamoli questi progressi. Sugli acquisti comuni per gli stoccaggi del prossimo anno si vede «un ampio sostegno», così come su un ulteriore taglio ai consumi. Anche sulla sostituzione del Ttf come mercato di riferimento, non si sa quando, tutti d'accordo. Bene, ma sul tetto ai prezzi? Ecco, qui ci sarebbe l'opposizione di Germania e Olanda, Austria, Danimarca, Ungheria e Irlanda. Anche nella versione soft del corridoio dinamico e temporaneo (massimo tre mesi). Sentite la soluzione: per evitare di restare incagliata nelle trattative la Commissione ha scelto un approccio in due fasi. Ora il principio di price cap poi in un secondo momento i dettagli di come sarà attuato, su cui ci si potrà scannare. Bloccando tutto di nuovo.