Titoli di Stato, Germania truffa Italia: come stanno per rovinarci
Nonostante all'orizzonte si staglino le nubi di un ulteriore rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce e di una recessione che sembra sempre più inevitabile, negli ultimi giorni non si sono registrati smottamenti sui mercati. Ieri lo spread ha chiuso in calo di 6,7 punti base a quota 232, spinto dalla discesa dei rendimenti dei Btp che si sono attestati al 4,2%.
Insomma, la situazione, per l'Italia, sembra tranquilla. Tutto bene, allora? Non proprio. Non solo perché gli interessi sui decennali italiani sono raddoppiati in soli sei mesi (a inizio aprile erano al 2,08%), ma anche, e soprattutto, perché è tutta l'Unione europea a trovarsi in acque piuttosto agitate. Al punto da spingere l'European Systemic Risk Board (Esrm), l'organo di vigilanza del sistema finanziario, a emettere per la prima volta dalla sua istituzione nel 2010 un insolito "Avviso" relativo ai «gravi rischi per la stabilità finanziaria» europea. Rischi che deriverebbero da una combinazione tossica di recessione, tensioni sui mercati finanziari e riduzione del valore delle attività detenute da banche e investitori.
Nel frattempo, il Composite Indicator of Sovereign Stress, un indicatore calcolato dalla Bce per misurare lo stress sui mercati dei titoli di Stato, è all'apice dall'agosto del 2012. A settembre è arrivato a quota 0,46 contro lo 0,1 di gennaio, mentre a novembre del 2011, quando la crisi dei debiti sovrani era al culmine, toccò gli 0,55 punti. Ma in prospettiva, ad agitare ancora di più i mercati, potrebbe essere lo «scudo protettivo» per famiglie e imprese varato dal governo tedesco la settimana scorsa.
NUOVO DEBITO
Al contrario del pacchetto da 65 miliardi di inizio settembre che è stato finanziato da nuove tasse, i 200 miliardi di euro a disposizione del "Fondo per la stabilizzazione economica" per calmierare i prezzi di luce e gas e ricapitalizzare le imprese saranno ottenuti a debito. E questo in un momento di particolare tensione per i mercati, come dimostra la bufera finanziaria che si è abbattuta sul Regno Unito.
Ma c'è di più. Siccome dal 2023 Berlino ha deciso di ripristinare il cosiddetto "freno al debito", una norma costituzionale in base alla quale il deficit non può eccedere lo 0,35% del Pil, i 200 miliardi assegnati al Fondo dovranno essere reperiti entro la fine dell'anno. Il rischio, insomma, è che la precipitosa mossa del governo tedesco possa far innervosire i mercati. Vanno poi considerati i 22,5 miliardi di debito aggiuntivo che il Ministero delle Finanze ha deciso di emettere nell'ultimo trimestre dell'anno. In totale, si tratta quindi di oltre 222 miliardi di titoli a breve e a lungo termine che andranno a ingolfare un mercato che da alcuni mesi ha perso il suo principale acquirente da dieci anni a questa parte: la Bce. Da luglio, infatti, Francoforte si limita a reinvestire i proventi dei titoli che arrivano a scadenza senza aumentare il suo già abnorme bilancio (8.500 miliardi di euro). Insomma, il fatto che la Bce non interverrà più in modo attivo sui mercati a fronte delle emissioni monstre tedesche qualche timore lo suscita. Soprattutto per l'Italia che dovrà collocare nei prossimi mesi 64 miliardi tra Btp, Cct e altri strumenti a medio e lungo termine. Nello stesso periodo, la Bce avrà a disposizione per tutta l'area dell'euro poco più di 60 miliardi di euro derivanti dai titoli in scadenza acquistati con il Pspp, lo strumento varato nel 2014. La speranza è che i reinvestimenti "flessibili" del programma pandemico, il Pepp, che tra giugno e luglio hanno portato ad acquisti netti di debito italiano per 9,7 miliardi, possano bastare.