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Pensioni, bomba sui cedolini: cosa accadrà a gennaio

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Sandro Iacometti
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Qualcuno diceva che tre indizi fanno una prova. Ecco, dopo Fitch, che prevede una recessione il prossimo anno dello 0,7%, e Confindustria, che stima un crollo del pil di 3,2 punti percentuali nel biennio 2022 -2023, ieri è arrivata pure Dbrs, un'altra agenzia di rating. In questo caso si resta in territorio positivo, ma quello 0,5% di crescita per il 2023 indicato nel report rappresenta un taglio di circa 2 punti rispetto al 2,4% su cui il governo ha calcolato i suoi obiettivi di deficit e indebitamento. Insomma, i conti di Super Mario, che solo qualche giorno fa sbandierava i suoi 66 miliardi di aiuti erogati senza scostamento, vanno rifatti. E le modifiche non saranno indolori. Quei due punti di crescita in meno, infatti, comporteranno un buco automatico di circa 20 miliardi (venti!) nei conti pubblici italiani. Sempre che si vogliano mantenere i bilanci in linea con gli impegni presi con la Ue. E di tutto avrà bisogno il prossimo governo tranne che di mettersi al litigare con Bruxelles.

 

 

 

DOMANDA CHIAVE Dove si trovano? Nessuno, al momento, lo sa. Certo, l'extragettito dovuto all'inflazione, prosciugato dal premier senza troppi problemi per chiudere il suo mandato con tutti i numerini delle finanze pubbliche al loro po sto, avrebbe fatto molto comodo al prossimo esecutivo. Tanto più che c'è una partita non trascurabile, né dal punto Il presidente del Consiglio Mario di vista economico né da quello sociale, che deriva proprio dall'aumento dei prezzi. Già, perché tra i tanti effetti negativi prodotti dal carovita c'è n'è anche uno gradevole e, vista la situazione, prezioso. Che è quello di far leggermente lievitare gli assegni previdenziali. Nel passato il piccolo bottino destinato ai pensionati è stato oggetto di razzie e saccheggi da parte dei governi a caccia di quattrini (Monti e Letta). Ci è voluta la Corte Costituzionale, che ha bocciato, pur senza pretendere la restituzione totale del maltolto, i maxi tagli al meccanismo di perequazione previsto dalla legge, per rimettere le cose a posto. Ed ora siamo tornato in una situazione di quasi normalità. Nel senso che, applicando una vecchia norma del governo Prodi (reintrodotta da Draghi nella finanziaria del 2021), si prevede una rivalutazione agganciata all'inflazione per "scaglioni": del 100% fino a 4 volte l'importo minimo (2.097 a valori 2022), al 90% sulla quota da 4 a 5 volte il minimo (tra 2.097 e 2.622 euro) e al 75% sulla quota di pensione sopra tale ultimo importo.

 

 

 

MEGLIO CHE NIENTE Meglio che niente. Il problema è che ora non ci sono i soldi. Eh sì perché Draghi e il suo fido ministro dell'Economia, Daniele Franco, continuano a dire di aver tenuto i conti in ordine. Ma lo hanno fatto basandosi su stime dell'inflazione e di crescita un po' vecchiotte. Assai più basse di quelle previste ora, che viaggiano sul 7-8% per i prezzi e sullo 0-0,5% per il pil. Risultato: bisogna trovare tra gli 8 (stima prudente) e i 20 miliardi (stima dell'economista Alberto Brambilla, che un po' di previdenza ne capisce) per riuscire a finanziare gli aumenti per i pensionati. Chi ha la pensione sotto i 2.692 euro lordi qualcosa inizierà ad incassare già dal prossimo mese. In uno dei tanti decreti aiuti, infatti, il governo ha deciso di concedere in anticipo, da ottobre, una rivalutazione del 2% (che porterà ad aumenti degli assegni tra i 10 e i 50 euro). Tutti, poi, a novembre (invece che a gennaio 2023), prenderanno il conguaglio dello 0,2% (trai 20 e i 60 euro una tantum) dovuto alle stime sbagliate sul 2022. In tutto si tratta di 3-4 miliardi di spesa aggiuntiva. La vera bomba sui conti, però, arriverà a partire dal 2023. E a farsene carico dovrà essere il nuovo governo nella finanziaria che bisognerà buttare giù in fretta e furia nei mesi che ci separano dalla fine dell'anno.
Impresa tutt' altro che facile, visto che il quadro macroeconomico è completamente cambiato e il tesoretto delle maggiori entrate a disposizione del governo è stato usato fino all'ultimo euro. Se a questo si aggiunge che ci sono da trovare le risorse anche perla maggiore spesa per gli interessi sul debito e per confermare almeno in parte i bonus dispensati a pioggia finora, che non potranno certo essere tolti di colpo in quello che si preannuncia come il periodo più difficile sotto il profilo energetico, il quadro è abbastanza chiaro. Insomma, altro che pensioni a mille euro, come promette Silvio Berlusconi, o stop alla Fornero, come assicura Matteo Salvini. Qui c'è il rischio di non riuscire a pagare neanche i soldi dovuti per legge ai pensionati. Poche decine di euro in più, che però perla fasce di reddito più basse potrebbero fare la differenza. 

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