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Pnrr a rischio? La rivoluzione digitale deve partire per forza dalla lotta alla burocrazia

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Bruno Villois
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Il malfunzionamento di buona parte del sistema pubblico italiano produce una insufficienza di marcate proporzioni. Vero però che sono molteplici i casi, essenzialmente concentrati nel settentrione, che producono qualità e tempistica adeguati. Una situazione così diffusa di carenze, ritardi e corruttela imporrebbe che tutte le forze politiche, in campo per ottenere uno scranno parlamentare, si esprimessero dettagliatamente su cosa fare, come farlo, con quali risorse e in quanto tempo. Purtroppo l'insieme delle problematiche interessa e coinvolge la vastissima platea dei dipendenti pubblici, circa 3,3 milioni che per oltre un terzo operano nella scuola, un quinto nel Servizio sanitario nazionale, il 16% nel comparto sicurezza e il restante nelle Regioni e negli enti locali, netta è la prevalenza femminile. L'importanza che ricopre il popolo dei dipendenti pubblici è particolarmente rilevante per ogni partito, lo è cosi tanto, soprattuto nel centro-sud, da incidere sulle scelte di organizzazione, finanza e spesa pubblica riuscendo stabilmente a bloccare la politica di ogni colore, appena questa accenni alla sburocratizzazione della macchina pubblica, la quale necessità anche, anzi soprattutto, di una riduzione della spesa. I tentativi fatti dai governi negli ultimi 15 anni sono completamente falliti.

 

 

 

Nell'attuale campagna elettorale, così come nelle precedenti, l'annoso tema burocrazia e spesa, sono sotterrati da tutte le forze in campo, che non vogliono esporsi sulle scelte da assumere per entrambi i capitoli. Un grave errore. Appena si riuscirà ad emergere dalla morsa determinata da crisi energetica e inflazione la burograzia tornerà al vertice dei problemi Paese. Senza una sostanziosa riduzione della spesa generata dalla macchina pubblica, dovuta a sprechi e doppioni, torneremo ad essere ostaggio di costi di sistema che incideranno in maniera così rilevante da arrivare a limitare l'opera di modernizzazione, per la quale sono preventivati decine di miliardi di euro del Pnrr. Senza una decisa riduzione della burocrazia gli oltre 800 miliardi di euro del costo dell'amministrazione pubblica non solo non si ridurranno ma aumenteranno, usando l'inflazione come veicolo per farlo. Gli esempi di costi eccessivi si sprecano. Basti pensare alla carta di Identità elettronica, che insieme allo Spid è nelle mani della metà degli italiani, ma che non contiene dati in grado di facilitare l'accesso ai servizi pubblici. Si parla da oltre dieci annidi carte di identità elettroniche che raccolgano tutti i dati delle persona. Basterebbe iniziare da li per alimentare la modernizzazione a favore del cittadino ma anche dell'ente pubblico.

 

 

 

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