Fisco, 20 milioni di cartelle: ecco chi sono gli italiani nel mirino
La stangata è pronta: da qui a fine anno il Fisco notificherà al popolo almeno 4 milioni di cartelle esattoriali. Trentatremila al giorno. Quasi 1.400 all'ora. Ventitré al minuto. Alla batosta vanno aggiunti i 10 milioni di buste verdi già recapitate da settembre 2022 a oggi, e un altro milione di avvisi verranno spediti nel 2023: Agenzia delle entrate ed enti vari hanno pronta la documentazione.
Tutto cambia affinché nulla cambi, e quindi dato che per le nostre istituzioni la pandemia che ha gettato sul lastrico milioni di famiglie e imprese non è più un'emergenza nazionale, il 70% delle richieste di pagamento che erano state sospese nel 2020-2021 dovranno essere soddisfatte entro il 31 dicembre, e le restanti, dicevamo, a partire dal primo gennaio, tanto è previsto nella bozza di convenzione 2022-2024 tra Agenzia delle entrate e ministero dell'Economia.
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Le tasse saranno pure «una cosa bellissima», copyright 2007 Padoa Schioppa ministro dell'Economia del governo Prodi; chiariamo poi che tra questi milioni di italiani che hanno già ricevuto o sono sul punto di ricevere la comunicazione ci saranno sicuramente degli evasori che Covid o non Covid avrebbero continuato a ritenersi più furbi degli altri e che speriamo verranno beccati e puniti; e però stavolta di mezzo c'è una moltitudine di persone che in questi due anni ha dovuto chiudere aziende e negozi o che ha visto sbriciolarsi il fatturato e che dunque tutti i soldi per saldare gli arretrati non li ha, e se li ha poi non ne avrebbe più per pagare i dipendenti.
RITORNO AL PASSATO
Si dice che settembre segni un nuovo inizio, ma in questo caso è un ritorno al passato perché anche i tempi entro cui devono essere pagati gli avvisi bonari inerenti Irpef e Iva spediti dall'Agenzia dopo i controlli delle dichiarazioni dei redditi tornano all'epoca pre-Covid: 30 giorni anziché 60, 90 se l'invio è stato telematico. L'obiettivo dello Stato è di recuperare circa 9 miliardi e mezzo nel 2022, altri 2 l'anno prossimo e un altro mezzo nel 2024. Per milioni di italiani saranno mesi di angoscia, imprecazioni e ricorsi, perché sono tanti quelli che hanno ricevuto cartelle in cui l'indirizzo mail inserito dall'ufficio Riscossione non risulta in alcun elenco pubblico e dunque potrebbero essere nulle: le Commissioni tributarie hanno già ricevuto decine di migliaia di ricorsi.
Ma a quanto ammonta davvero l'evasione fiscale in Italia? «I nostri governanti dicono 100 miliardi, ma è una cifra che non sta in piedi, è una giustificazione che danno a certi loro provvedimenti, a cose fatte e anche non fatte», dice a Libero il professor Pietro Boria, ordinario di diritto tributario alla Sapienza di Roma. Il professore, con alcuni colleghi, ha terminato una ricerca su Una nuova visione dell'evasione fiscale in Italia, 300 pagine pubblicate a breve. «È una questione di politica e comunicazione», spiega Boria, «perché dire che siamo un popolo di evasori delegittima alcune categorie sociali e deresponsabilizza chi ci governa. Di recente Il Sole 24Ore ha citato una dichiarazione del 2016 di Renzi che alla stampa internazionale, interrogato sull'ammontare dell'evasione in Italia, aveva detto che 100 miliardi non era verosimile, e solo pochi giorni prima era uscito il Nadef, la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, in cui il ministro dell'Economia, Padoan, aveva scritto che erano 100: un premier che non prende sul serio una nota ufficiale di un ministro, capisce?».
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I DUBBI
Stando al rapporto della Commissione Ue però l'Italia è prima per evasione dell'Iva in valore nominale. «Negli ultimi 10 anni lo Stato non ha mai recuperato più di 10 miliardi l'anno nonostante abbia introdotto sistemi di controllo più capillari: non vi viene in mente che non ce ne siano molti di più da recuperare? E se fossero davvero 100, possibile che con un'amministrazione così pletorica, con le verifiche sulla contabilità, le fatture elettroniche e tutto il resto, recuperiamo sempre la stessa somma? Sono dati del Mef, pubblici, ufficiali».