L'energia è la vera arma atomica russa contro l'Occidente. L'analisi di Andrea Pasini
L’invasione dell’esercito russo in Ucraina coinvolge tutti noi. In primo luogo umanamente, perché sfido chiunque a rimanere impassibile davanti a tutte quelle vite distrutte, ma purtroppo c’è anche un fattore economico che non possiamo ignorare e che sta riportando lo spettro della recessione su tanti paesi.
Dall’inizio del 2021 a oggi, il prezzo del gas ha visto un incremento dell’800%. Un dato che ci lascia sconvolti e che inevitabilmente ci porta a puntare il dito contro Putin, fautore del conflitto tra Russia e Ucraina. Dire che il suo gesto sia stato totalmente inaspettato sarebbe mentire. Da tempo, il presidente russo utilizzava il gas come uno strumento di pressione geopolitica, ma i paesi europei hanno ignorato tutti i segnali, continuando a fare affari con Mosca e creando una vera e propria “dipendenza” dal gas russo, pari a 155 miliardi cubi. Non solo, negli anni non sono stati fatti investimenti per diversificare gli approvvigionamenti e nei rigassificatori.
Oggi ci troviamo a un punto di stallo e non abbiamo altra soluzione se non quella di “tagliare il cordone ombelicale” che ci lega alla Russia. Il rischio di una recessione è però dietro l’angolo e Putin lo sa bene. Non è facile rinunciare al gas russo in modo indolore e sopratutto nel breve periodo.
La politica energetica europea non è chiara purtroppo. Ogni paese fa per sé e la diversificazione delle rotte di approvvigionamento è andata a rilento. Neanche l’invasione russa in Crimea ha spinto l’UE ad agire su un tema così delicato e trovare un accordo. E così ci troviamo con il prezzo del gas che sul mercato europeo ha superato i 180 euro per megawattora. Lo scorso agosto viaggiava sui 30 euro. A inizio 2021 era meno di 20.
E notiamo bene, ci troviamo in estate. Il prossimo inverno rischia di essere uno dei più difficili. Putin sembra avere tutto il potere, ed è questo il momento in cui l’Occidente deve far vedere di cosa è capace. Penso al 1973, quando scoppiò la guerra dello Yom Kippur (scatenata dai Paesi arabi contro Israele) e i membri arabi dell’Opec imposero un embargo sulle forniture di greggio agli Usa e ai Paesi occidentali che sostenevano Israele. I prezzi balzarono su valori mai visti. La crisi petrolifera portò a una recessione. Fu inevitabile. Ma la reazione del mondo occidentale, allora il maggiore consumatore di greggio, fu virtuosa. Nel 1974 fu creata l’Agenzia internazionale per l’energia, con le sue scorte di greggio, e nel 1975 le riserve strategiche americane. Il mondo cominciò a consumare meno greggio, investì nella diversificazione e intraprese la via dell’efficienza.
Oggi Putin vince. Domani, però, potremmo essere noi.