Euro e petrolio precipitano, i mercati fiutano il disastro: che cosa sta succedendo

di Sandro Iacomettimercoledì 6 luglio 2022
Euro e petrolio precipitano, i mercati fiutano il disastro: che cosa sta succedendo
4' di lettura

Euro, petrolio, inflazione, Borse. Oggi magari torna il sereno e tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Difficile, però, ignorare ciò che è successo ieri. Troppi e troppo forti i segnali arrivati dai mercati, che sembrano aver fiutato il disastro imminente. A far scattare il primo allarme è stato l'andamento della valuta europea, che ha cominciato a scivolare fin dall'inizio della seduta, per poi chiudere a 1,024 dollari, in ribasso dell'1,72%. Per avere un'idea di cosa significa basti pensare che si tratta di un livello che non si vedeva dalla fine del 2002 e che il calo giornaliero è il maggiore dall'inizio del 2020 e dall'inizio della pandemia di Covid-19.

Gas, Italia subito ricattata dall'Algeria: "Alzeremo i prezzi"

Ogni giorno che passa la strategia italiana per liberarsi dal gas russo sembra sempre più incerta e, soprattutto,...

Record negativi che arrivano dopo una serie di ribassi che ha caratterizzato tutti i primi mesi dell'anno, con una flessione complessiva di circa il 9,8%. A spaventare gli investitori sono i venti di recessione che spirano in Europa, con i continui rialzi di gas ed elettricità che terranno l'inflazione a lungo su livelli elevati, che spingono gli acquisti del dollaro come bene rifugio. La «paura» di una frenata, ha ammesso il ministro dell'economia tedesco Robert Habeck, «nel futuro imminente è straordinariamente grande».

BANCHE CENTRALI
Non che negli Usa se la passino meglio. Tutti scommettono che la banca centrale statunitense continuerà ad aumentare i tassi di interesse, frenando l'economia, in modo sempre più aggressivo per combattere un rialzo dei prezzi che sembra non voler indietreggiare di un passo. A maggio, secondo l'Ocse, l'inflazione tendenziale nell'area è salita dal 9,2% di aprile al 9,6%. L'indice è aumentato in tutti i Paesi ad eccezione di Colombia e Giappone, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Di qui la convinzione dei mercati che la recessione si allargherà ben oltre il Vecchio Continente. Una prospettiva, quella di un crollo globale della domanda e dell'attività produttiva, immediatamente rimbalzata sulle quotazioni del petrolio. Complice anche una previsione degli analisti di Citrigroup, secondo cui una retromarcia dell'economia potrebbe far scendere il prezzo del barile fino a 65 dollari e oltre. Previsione che ha scatenato una raffica di vendite dei futures che si è aggiunta a quelle già in atto. Risultato: il barile texano Wti è crollato del 9%, scivolando sotto i 100 dollari (98,56 dollari), peggio ha fatto il Brent, precipitato del 10,11% a 102,04 dollari.

La tempesta su valute e materie prime ha travolto a cascata tutte le Borse. Quelle del Vecchio Continente hanno archiviato la seduta con tonfi pesanti. Piazza Affari che ha visto l'indice Ftse Mib lasciare sul terreno il 2,99% a 20.705,06 punti e l'All Share in rosso del 2,91% a 22.681,71 punti. Decisamente giù anche Francoforte (Dax -2,91%), C'è attesa per i verbali di oggi della riunione della Fed di giugno, sebbene i trader si stiano già preparando a un nuovo rialzo dei tassi di 75 punti base a fine mese. Il Dow nella prima fase della seduta perdeva l'1,84%, l'S&P 500 l'1,57% e il Nasdaq lo 0,38%. E mentre i mercati vanno gambe all'aria per il rischio di recessio1.5 ne globale, noi iniziamo a fare i primi conti dell'inflazione. Il reddito disponibile delle famiglie nel primo trimestre dell'anno, secondo i dati diffusi ieri dall'Istat, è aumentato del 2,6% rispetto al trimestre precedente.

Steve Hanke contro Joe Biden: "Il presidente peggiore". Un terremoto negli Stati Uniti

Inflazione? Steve Hanke, negli anni "80 giovane consigliere economico del presidente Ronald Reagan, attualmente pro...

Tuttavia, per effetto del generalizzato aumento dei prezzi, il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto soltanto dello +0,3%. Mentre la propensione al risparmio delle famiglie è stata pari al 12,6%, in aumento di 1,1 punti percentuali, a fronte di una crescita della spesa per consumi finali più debole rispetto a quella del reddito disponibile. Insomma, dai numeri dell'Istat arriva la conferma alle difficoltà delle famiglie a far quadrare i conti, con il carovita che si è mangiato tutti i potenziali aumenti. L'unica cosa che non cala mai sono le tasse. Nel primo trimestre la pressione fiscale è stata del 38,4%, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Mentre nei primi cinque mesi dell'anno le entrate dello Stati sono cresciute del 10,9%, con un incremento di gettito di oltre 18 miliardi. Londra (Ftse 100 -2,86%), Parigi (Cac 40 -2,68%), Madrid (Ibex 35 -2,48%). Negativa anche Wall Street, che non riesce a rialzare la testa dopo il weekend lungo dell'Independence Day.

WALL STREET
C’è attesa peri verbali di oggi della riunione della Fed di giugno, sebbene i trader si stiano già preparando a un nuovo rialzo dei tassi di 75 punti base a fine mese. Il Dow nella primafasedella seduta perdeva l’1,84%, l’S&P 500l’1,57%eil Nasdaq lo 0,38%. E mentre i mercati vanno gambe all’aria peril rischio di recessione globale, noi iniziamo a fare i primi conti dell’inflazione.

Il reddito disponibile delle famiglie nel primo trimestre dell’anno, secondo i dati diffusi ieri dall’Istat, è aumentato del 2,6% rispetto al trimestre precedente. Tuttavia, per effetto del generalizzato aumento dei prezzi,il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto soltanto dello +0,3%. Mentre la propensione al risparmio dellefamiglie è stata pari al 12,6%, in aumento di 1,1 punti percentuali, a fronte di una crescita della spesa per consumi finali più debole rispettoa quelladel reddito disponibile. Insomma, dai numeri dell'Istatarrivala confermaalle difficoltà delle famiglie a far quadrare i conti, con il carovita che si è mangiato tutti i potenziali aumenti. 

L’unica cosa che non cala mai sono le tasse. Nel primo trimestre la pressione fiscale è stata del 38,4%, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Mentre nei primi cinque mesi dell’anno le entrate dello Stati sono cresciute del 10,9%, con un incremento di gettito di oltre 18 miliardi.