Reddito di cittadinanza, arriva la stretta: chi rischia di perdere l'assegno
Brutta notizia per il Movimento 5 Stelle, che dopo l'addio di Luigi Di Maio subisce una nuova batosta. È infatti passato l'emendamento del centrodestra sulla stretta al reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia pentastellato. Con l'emendamento anche il "no" a un'offerta congrua a chiamata diretta da un datore di lavoro privato rientra nel calcolo dei rifiuti che possono costare la perdita del beneficio. Il via libera è arrivato dalle commissioni della Camera con il voto contrario del Movimento. Le offerte congrue possono essere proposte "direttamente dai datori di lavoro privati" ai beneficiari che firmano il Patto per il lavoro, quello in cui è previsto l'obbligo di accettarne almeno una di tre. Il datore di lavoro privato comunica quindi il rifiuto al centro per l'impiego ai fini della decadenza.
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"Viene finalmente posto un freno allo scempio del Reddito di cittadinanza così concepito - esulta il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida -. Ora, infatti, i datori di lavoro privati potranno formulare offerte direttamente ai percettori che, in caso di rifiuto, vedranno decadere il loro sussidio. Un primo passo per iniziare a smantellare le distorsioni di un provvedimento che non crea occupazione, sperpera risorse e induce al lavoro nero".
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Per una volta, dalla parte del centrodestra c'è anche Italia Viva. Non a caso Ettore Rosato ha ricordato che "l'aumento delle materie prime, del gas, dell'inflazione non solo mette a rischio l'economia del Paese ma genera anche un generale impoverimento della popolazione, problema che certo non si risolve con uno strumento inadeguato come il reddito di cittadinanza".
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