Superbonus, disastro o trappola di Stato? Ecco chi dovrà restituire i soldi, italiani rovinati
Il Superbonus è diventato un caso. La misura che in passato ha spaccato il governo è tornata di attualità, e non per buone notizie: alcune banche hanno iniziato a inviare delle lettere ai loro clienti. Il contenuto è tutt’altro che positivo: “A causa delle troppe richieste che stiamo ricevendo, non siamo più in grado di scontare i crediti derivanti dai bonus edilizi”. Ciò significa che chi non ha ancora presentato la richiesta (la scadenza è fissata per il 30 giugno) non ha praticamente speranze di arrivare al Superbonus.
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Il pericolo è che si inneschi una bomba sociale a causa dell’esaurimento dei fondi stanziati per le ristrutturazioni edilizie. Chi ha già attivato la procedura e firmato il contratto con le imprese edili rischia di non vedere mai i lavori partire. Uno dei primi istituti a bloccare il Superbonus è stato Intesa, che ha motivato la decisione nel seguente modo: “La norma di legge impone, per tutti gli operatori di mercato, un vincolo di compensazione che prevede che ogni anno i crediti fiscali come quelli edilizi non possano eccedere il livello di imposte e contributi versanti dalla banca e che appunto possono essere oggetto di compensazione”.
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Antonio Paciocchi, esperto di Superbonus, ha spiegato a Il Giorno che potrebbe esserci una soluzione attuabile nell’immediato dal governo: “Potrebbe consistere nell’introduzione di un periodo transitorio, fino a dicembre 2022, in cui i crediti acquistati dalle banche potranno essere compensati comunque entro 10 anni o convertiti in Buoni del Tesoro poliennali. Tale intervento farebbe recuperare con immediatezza margini di operatività alle banche, nel periodo più produttivo dell’anno per le imprese edili”.