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Valeria Negrini riconfermata alla guida di Confcooperative Federsolidarietà della Lombardia

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Valeria Negrini è nuovamente alla guida di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia, realtà che rappresenta 1138 cooperative, con 57mila soci, un fatturato che supera 1,7 miliardi di euro e coinvolge circa 65mila lavoratori. Alleanze, bene comune e comunità, innovazione e conoscenza le parole chiave del nuovo mandato della presidente, riconfermata al termine dell’assemblea regionale che si è svolta ieri nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Parole chiave che sono scommesse, ma allo stesso tempo opportunità per l’intera società civile. Considerato, come ha sottolineato la stessa Negrini, che «fra un bisogno e una risposta, c’è in mezzo una cooperativa sociale».

 

 

Alleanze e relazioni fra cooperative di diversi settori, ma anche fra associazioni e organizzazioni che operano nel welfare. «Dobbiamo applicare, anche fra organizzazioni, quello che chiediamo alle cooperative: la cultura del dialogo, la collaborazione comune, la conoscenza reciproca come metodo e criterio. Rafforzando il rapporto con le altre organizzazioni del Terzo Settore, con le imprese profit e anche con gli enti locali ed enti pubblici, alla luce delle nuove sfide legate in particolare a PNRR e programmazione Ue 2021-2027». Da qui il richiamo alla Pubblica Amministrazione: «Abbiamo idee, proposte, analisi che non possono e non devono essere trascurate da chi amministra la res pubblica». Lo dicono i numeri della rappresentanza, ma lo dicono anche i tanti risultati ottenuti nel corso del tempo, a vantaggio di chi opera nel sistema socio-sanitario e delle persone più fragili.

 

 

Ridare valore al welfare, che significa riportare al centro la sua finalità di ridurre le disuguaglianze, è l’altra sfida portata sotto i riflettori da Negrini. «Se riusciamo a dare valore al welfare, riusciamo anche a parlare di prezzo giusto e a ridurre la fuga dalle professioni sociali». E poi ancora, bene comune e comunità, perché si costruisce solo insieme e allora «va alimentata e non soffocata la curiosità per il diverso, governando l’ansia che è prodromica alla chiusura, all’esclusione». Per «prendere per mano il futuro (questo il titolo dato all’assemblea), e quindi non subire passivamente il cambiamento ma esserne protagonisti, occorre anche farsi delle domande, partendo da dati di fatto». Uno di questi, ricorda Negrini, «è che esiste in Italia una ricchezza di espressioni di innovazione sociale». Fra le altre, una nuova sfida sarà capire come riconoscere i processi di creazione innovativa già in atto, accelerando anche il rinnovamento della classe dirigente. L’innovazione non può prescindere dalla conoscenza. Per questo, conclude Negrini, «diventa strategico anche il rapporto con Università e Centri di Studi e di Ricerca, per stabilire un patto fra università e imprese, ma anche per far conoscere alle giovani generazioni la cultura dell’impresa cooperativa e le sue potenzialità».

 

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