Mario Draghi confessa: "Zona grigia". Crolla la Ue: ecco chi sta pagando il gas in rubli
Non c'è solo qualche piccolo Paese dell'est Europa a fare lo slalom tra le sanzioni. Ad avallare il sistema del doppio pagamento in rubli e in euro escogitato da Mosca ci sono anche imprese tedesche. «Il più grande importatore di gas in Germania ha già pagato in rubli» ha dichiarato il premier, Mario Draghi, in visita a Washington, dopo aver rimarcato l'importanza di un tetto europeo al prezzo del metano. «La maggior parte degli importatori di gas ha già aperto conti in rubli con Gazprom». Per il presidente del Consiglio, del resto, il meccanismo è in «una zona grigia» che non è mai stata chiarita. Un problema che in Italia riguarda due società: Eni ed Edison, quest' ultima con un contratto con Gazprom in scadenza a fine anno. Nel frattempo, dopo il blocco delle forniture di gas alla Polonia, arriva quello all'Ucraina. Questa volta non c'entra il pagamento in rubli o una ritorsione da parte della Russia. La decisione di fermare i flussi in entrata nel punto di ingresso Sokhranivka è stata presa dall'operatore ucraino Gtsou, che gestisce il trasporto del metano nel Paese, «a causa della diretta interferenza delle forze di occupazione».
IL PERCORSO
Il gasdotto, infatti, attraversa il Donbass prima di arrivare alla stazione di compressione Novopskov, da dove transita circa un terzo del gas in arrivo in Europa (circa 32,6 milioni di metri cubi al giorno): tutte zone sotto il controllo di Mosca. Da qui la scelta, da parte di Naftogaz, società energetica statale, di invocare circostanze di «forza maggiore che rendono impossibile continuare il trasporto» del metano. L'obiettivo è costringere Gazprom a dirottare i flussi verso il punto di interconnessione di Sudzha, nel territorio controllato da Kiev. Un'operazione che «non richiede alcun costo aggiuntivo da parte russa» e che non presenta «ostacoli tecnici», sottolinea Naftogaz in un comunicato. «In questo modo la Russia sarebbe in grado di mantenere il transito attraverso l'Ucraina e di adempiere ai propri obblighi nei confronti dei partner europei».
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Una versione che, però, non convince Mosca. «La Russia ha sempre adempiuto in modo affidabile e intende continuare ad adempiere ai propri obblighi contrattuali» ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Questo mentre da Gazprom smentiscono di aver ricevuto qualsiasi comunicazione da parte di Naftogaz e respingono l'opzione di dirottare il gas verso Sudhza. Secondo la compagnia russa, i flussi verso l'Europa sono diminuiti di un quarto dopo che Kiev ha bloccato Sokhranivka. Notizie che, però, non hanno influito più di tanto sul prezzo del metano che ha chiuso in calo del 4,8% su martedì a quota 94 euro. Ma la tensione sale anche in merito al rispetto dei contratti, con Naftogaz che minaccia di portare in tribunale la sua controparte russa. «Gazprom deve continuare a pagare l'Ucraina per il transito del gas sul suo territorio, altrimenti ci sarà un nuovo arbitrato» ha dichiarato il numero uno della società ucraina del gas e del petrolio, Yuriy Vitrenko. Stando all'accordo siglato il 30 dicembre 2019, infatti, il colosso energetico russo si è impegnato a far transitare per la rotta ucraina 65 miliardi di metri cubi di gas nel 2020 e 40 miliardi all'anno dal 2021 al 2024. Nel caso in cui il metano non dovesse passare, Gazprom sarebbe costretta a pagare comunque per il servizio di trasporto. Il contratto tra le due società prevede un pagamento di 7,2 miliardi di dollari per tutto il periodo da parte della società russa a favore di Naftogaz.