Guerra in Ucraina, prezzo-record del nichel: +250 per cento. Le disastrose conseguenze per le nostre vite
Alla base dell'eccezionale impennata del nichel, schizzato ieri oltre i 100mila dollari alla tonnellata (+250% in sole due sedute) e le cui contrattazioni sono state sospese alla Borsa dei metalli di Londra (Lme), ci sarebbero due spiegazioni: l'attività del gruppo cinese Tsingshan, il maggior produttore al mondo di nichel, e dei suoi broker che hanno subito perdite miliardarie a causa delle massicce posizioni ribassiste costruite sui future del metallo, ma soprattutto i timori che la Russia, primo produttore al mondo di nichel, non possa più esportare a causa di nuove sanzioni. «Non ho mai visto uno short squeeze come quello di oggi (ieri per chi legge, ndr) sul nichel il cui prezzo è passato nel giro di 48 ore dai 29mila dollari a tonnellata di venerdì ai 100mila dollari» racconta a Libero Gianclaudio Torlizzi, esperto di commodity e fondatore di T-Commodity, «e questo non è un caso isolato, ma si tratta di un malessere delle materie prime legato a uno dei tanti effetti collaterali delle sanzioni varate contro la Russia».
Ricordiamo che giorni fa i Paesi del G7 hanno infatti escluso dal circuito dei pagamenti Swift la Russia, uno dei principali produttori di materie prime, e ora stanno pensando di varare nuove sanzioni. «Le sanzioni» continua l'esperto, «hanno provocato il congelamento del mercato delle materie prime che è rimasto in crisi di liquidità. Insomma è stato come aver gettato benzina sul fuoco» prosegue Torlizzi, «perchè s' è acuita una situazione già molto delicata che preesisteva già prima dell'inizio della guerra». Per l'esperto di commodity, tutto quello che è accaduto sul nichel è la rappresentazione plastica di una separazione sempre più marcata tra il sistema finanziaro Occidentale e «il nuovo blocco di Paesi, capitanato da Cina e Russia, che controllano il mercato delle materie prime. E, in attesa che l'Occidente riacquisti il proprio approvvigionamento sul mercato dell'energia e delle materie prime, dovremo essere pronti a altri scossoni».
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Del resto il nichel è un metallo presente un po' dappertutto: per le monete, la bigiotteria, passando per cellulari, orologi ed accendini. Ma è altrettanto indispensabile per l'industria visto che viene usato, tra l'altro, per produrre acciaio inossidabile e batterie per veicoli elettrici. E ora il prezzo stellare toccato dal nichel rischia di mettere molti nei guai perchè i costi sono diventati proibitivi. A questo si aggiungono i dazi alle importazioni, le cosiddette misure di salvaguardia introdotte dalla Ue nel 2018, quando la pandamia non c'era, la guerra tantomeno e il mercato era completamente differente. «Allora aveva un senso» spiega Torlizzi, «ma ora bisogna rivedere quel sistema, altrimenti le aziende che usano l'acciaio muoiono». La sostanza è che oltre agli aumenti provocati dalle sanzioni, quando le importazioni da un determinato Paese superano le quote stabilite scatta una tassazione aggiuntiva del 25% che rende impossibile acquistare la materia prima. Invece di affamare la Russia, tassiamo