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Bollette, "gas a 200 euro al metro cubo": la guerra in Ucraina ci rovina, dove arriveranno le bollette

Michele Zaccardi
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Pubblichiamo un articolo uscito su Libero, oggi, 24 febbraio, prima che iniziasse l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Nel pezzo si parla delle conseguenze che il conflitto può avere sul caro energia e sulle bollette in Italia. 

Una guerra in Ucraina potrebbe avere conseguenze devastanti per l'Italia. Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, tra i maggiori esperti del settore in Italia, il gas potrebbe «aumentare facilmente fino a 200 euro al metro cubo» in caso di conflitto. «Questo vorrebbe dire un ulteriore raddoppio delle bollette per imprese e famiglie rispetto ai valori attuali». Dalla Russia, infatti, arriva il 43% di tutto il gas importato dall'Italia. Ieri, infatti, il gas naturale ha chiuso a 87 euro al megawattora, in crescita del 9%, una quotazione che fa impallidire i 20 euro pagati fino a pochi mesi fa. A innervosire il mercato, però, è stata soprattutto la decisione del cancelliere tedesco Scholz di rinviare l'entrata in funzione del Nord Stream 2, il gasdotto che aggira l'Ucraina e collega direttamente Germania e Russia. L'infrastruttura, secondo Tabarelli, «sarebbe essenziale per far crollare i prezzi già nel giro di qualche giorno», con una riduzione anche del 50% in pochi mesi.

 

 

L'Europa, tuttavia, per ora può contare soltanto sul gasdotto Nord Stream 1. In funzione dal 2011, la conduttura attraversa il Baltico assicurando 165 milioni di metri cubi al giorno. Un transito che è rimasto regolare rispetto al 2021 al contrario del gasdotto Ukraine Transit che ha ridotto i flussi del 70% in un anno. In un simile contesto, però, è molto difficile compensare aumentando le importazioni da altri Paesi: di gas non se ne trova. Il problema sta nel fatto che non si è investito nella costruzione di nuove piattaforme. «Algeria, Libia, Azerbaigian - che sono i nostri principali fornitori - il gas non ce l'hanno» spiega Tabarelli, «perché è da parecchio tempo che si dice che il gas tra dieci anni non servirà: e invece serve». Il problema, dunque, sono i mancati investimenti. Del resto, secondo Tabarelli, per diversificare le forniture servirebbero anni, se non decenni.

 

 

CAMBIALE PESANTE - E al momento «senza il gas russo è impensabile avere una situazione che non sia disastrosa». L'augurio del presidente di Nomisma Energia è che «non ci siano ulteriori aumenti nei prezzi». «Già adesso abbiamo pagato tantissimo questa crisi», prosegue Tabarelli, «se il flusso del gas dall'Ucraina dovesse interrompersi i prezzi potrebbero raddoppiare». Sembra improbabile, tuttavia, che la Russia decida di rispondere alle sanzioni chiudendo i rifornimenti: «Mosca non si può permettere di rimanere senza le entrate delle esportazioni di gas». Il bilancio sta in piedi grazie ai ricavi generati dalla vendite dei beni energetici. Per il Cremlino sarebbe molto difficile reggere il colpo. Ma se Mosca piange Bruxelles non ride. Sia la Germania che l'Italia esportano molto in Russia. Dopo le sanzioni del 2014 in seguito all'annessione della Crimea, Berlino, secondo alcune stime, ci avrebbe rimesso 18 miliardi. Le esportazioni italiane, invece, sono passate da 15 miliardi a poco più di 8 miliardi lo scorso anno. Inoltre, al contrario della Francia che fa affidamento sul nucleare, l'Italia sconta da anni la mancanza di una seria politica energetica. Secondo Tabarelli, infatti, il piano del governo per aumentare l'estrazione di gas da 3 miliardi di metri cubi a 5 è ottimistico. E i (pochi) benefici non si vedranno prima del prossimo inverno. Inoltre, prosegue Tabarelli, «anche se raddoppiamo la produzione passiamo dal 3 al 6 % della nostra domanda e non cambia molto».

 

 

POZZI FERMI - Del resto, sono lontani gli anni '90 quando si estraevano anche 20 miliardi di metri cubi all'anno. «Abbiamo grandi potenzialità di produzione nazionale ma non sappiamo sfruttarla», sottolinea il numero uno di Nomisma Energia, «le riserve sono abbondanti, però i lacci e lacciuoli consentono la produzione soltanto alle piattaforme esistenti». Senza nuovi investimenti estrarre più gas è impossibile. Un problema per un Paese come l'Italia che ha visto esplodere la bolletta energetica, da 30 miliardi di euro a 80 miliardi in un anno. L'unica cosa che si può fare adesso è aumentare lo stoccaggio di gas, una misura che permette di contenere, almeno in parte, i rincari. «Fra qualche giorno uscirà un documento europeo che renderà obbligatorie le riserve: si tratta di un passaggio di regolazione facile che può aiutare a contenere i problemi», conclude Tabarelli.

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