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Conto corrente bloccato, occhio al questionario: così la tua banca ti può rovinare

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Sono diverse le circostanze per le quali ci si può ritrovare con il conto corrente bloccato. Si tratta di un problema piuttosto comune, ma che provoca danni economici piuttosto importanti: innanzitutto perché con il blocco attivo è impossibile effettuare le operazioni di pagamento e le varie transizioni finanziarie.

 

 

Sono quattro i casi in cui un conto corrente viene bloccato dalla banca di riferimento: in caso di scoperto, per la legge antiriciclaggio, per debiti o per morte. L’errore più comune che può portare al blocco del conto è quando quest’ultimo finisce in rosso, ovvero quando non ci sono più fondi o si diventa debitori verso terzi. In questi casi specifici la banca può bloccare qualsiasi tipo di operazione: ciò significa che l’utente non potrà più usufruire delle carte di credito, del bancomat e degli assegni fino a quando non avrà saldato tutti i debiti e recuperato il rosso.

 

 

Se il blocco per debiti può essere frutto di una svista da parte del cliente, diverso è il discorso sull’antiriciclaggio. Dal 2014 esiste una legge che, se non rispettata, permette alle banche di bloccare il conto corrente di chi ha commesso l’infrazione. La norma prevede che il cliente deve compilare e sottoscrivere un questionario con i dati sensibili, accompagnato da un documento di riconoscimento. In caso contrario entro sessanta giorni scatta il blocco del conto corrente.

 

 

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