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Beffati 220mila agenti di commercio, Ensarco a rischio commissariamento ad acta: aiuti in bilico

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La bellezza di 220mila agenti, consulenti finanziari e rappresentanti del settore commercio attendono con ansia la decisione del giudice che il 17 gennaio potrebbe mettere la parola fine su una vicenda che ha dell'incredibile. E che rischia di portare al commissariamento (ad acta) l'Enasarco. Nonostante le ripetute ordinanze del giudice unico Maurizio Manzi (4 provvedimenti), la commissione elettorale dell'ente previdenziale si è sempre rifiutata di adempiere alle sentenze. Eppure la commissione elettorale conosce bene il valore di una sentenza. Per la maggior parte, infatti, è composta di avvocati di lungo corso (Daniele Costanzo, Rosamaria Ciancaglini, Mauro Giorgi, Roberta Grimaldi, Remo Pisani, Simona Palone e Carlo Franco oltre a Eduardo Ventresca, in rappresentanza degli agenti di commercio, e al signor Stefano Franzoni). Ora rischiano il commissariamento. 

Lunedì prossimo potrebbe deflagrare al vertice dell'ente un pasticcio che si trascina avanti da oltre un paio d'anni. E che vede coinvolti i vertici attuali dell'Enasarco, l'ente di previdenza nazionale degli agenti ed i rappresentanti di commercio. Sotto il cappello della gestione previdenziale privatizzata "ballano" oltre 7,5 miliardi di patrimonio. Il pasticcio ad orologeria per gli iscritti nasce in piena stagione Covid della prima ondata. Scaduto il mandato del passato consiglio di amministrazione gli iscritti vengono chiamati al voto. Dalle urne di categoria saltano fuori i nuovi eletti.Però al momento di far di conto - per un pasticcio elettorale telematico - chi aveva vinto le elezioni tra gli iscritti si trova all'opposizione (coalizione "FarePresto!"), mentre la minoranza si prende la presidenza. E distribuisce poltrone, emolumenti e comincia a deliberare a raffica. Vengono assunte così decisioni per un valore complessivo di milioni di euro (dall'acquisto di «16.928 buoni pasto cartacei e nominativi», alla sottoscrizione della polizza assicurativa «cumulativa degli iscritti per i rischi infortunio e ricovero ospedaliero, al premio lordo annuo di euro 11.633.840»). Tutte scelte che passano sopra la testa dei consiglieri virtualmente di maggioranza ma relegati per un'alchimia all'opposizione. Gli eletti che rivendicano il 51% dei voti non ci stanno. 

E intraprendono un infinito braccio di ferro legale: portato avanti a colpi di ricorsi, impugnazioni e atti amministrativi contro un cda che reputano illegittimo. E contestano uno ad uno gli atti approvati che, a loro dire, non avrebbero le basi giuridiche per essere validi. E quindi rischiano di essere inficiati. A mettere la parola fino il Tribunale amministrativo del Lazio (sezione Terza Quater). «L'attuale cda», sottolinea una nota di Federagenti, Anasf, Fiarc, Confesercenti e Anpit, «è illegittimo». La Fondazione «è ancora oggi ostaggio dell'ostinata perseveranza della sua governance. Qualcuno si è chiesto come possa esistere e resistere, di fronte anche ad un pronunciamento del Tribunale civile, una maggioranza illegittima». Entro il prossimo 17 gennaio la Commissione elettorale di Enasarco dovrà «dare attuazione all'ordinanza». Se così non fosse il Tar ha già ammonito che, in «caso di ulteriore passività», verrà nominato «un commissario ad acta per la designazione dei consiglieri o, addirittura, di nominarli direttamente». Ma se dovesse decadere il Cda anche le delibere (e i ristori deliberati nel frattempo dall'ente), potrebbero decadere. E i 220mila iscritti si troverebbero in un pasticcio infinito.

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