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Il lavoro agile, la panacea di tutti i mali

A dicembre un Protocollo, tassello strutturale dell'organizzazione aziendale. A gennaio una circolare congiunta che, in epoca Omicron, sensibilizza all'uso dello smart working

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Questa estenuante epoca pandemica tira fuori la necessità, colta da un gruppo di studio nutrito e rappresentativo durante la stesura del Protocollo Nazionale sul Lavoro agile del 7 dicembre 2021, di procedere rapidamente a un più ampio rinnovamento di prospettiva, ridefinendo il lavoro in un quadro di fiducia, autonomia e responsabilità condivise.

Il bisogno si è fatto stringente, così i percorsi di innovazione hanno accelerato il passo. Il gruppo di studio “Lavoro agile”, istituito dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con i decreti nn. 87 e 99 dell’aprile 2021, ha esaminato gli effetti dello svolgimento dell’attività di lavoro in modalità agile con l’obiettivo di individuare, per proporle alle Parti sociali, possibili soluzioni e nuovi obiettivi che tengano conto della straordinaria esperienza realizzata nel lungo periodo di lavoro da remoto imposto dagli eventi.

Lo studio ha anche verificato se i vantaggi che la letteratura scientifica ha associato al lavoro agile hanno trovato un reale riscontro nella specifica realtà nazionale e ha rilevato quali criticità i lavoratori abbiano rinvenuto sul piano operativo e personale nella sua applicazione. Un primo dato emerso è che il ricorso al lavoro agile è più che raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemico.

La consultazione delle Parti sociali e l’analisi dei contratti collettivi che hanno regolato lo svolgimento del lavoro in modalità agile, non solo hanno evidenziato il ruolo centrale della fonte contrattuale; hanno confermato che il c.d. “smart working” è oggi un tassello strutturale che ha il merito di aver migliorato il benessere della persona e l’organizzazione aziendale. Il presupposto da cui partire è che tale modalità di lavoro incoraggia l’equilibrio tra la sfera personale e quella lavorativa e l’autonomia e la responsabilità individuale verso il raggiungimento degli obiettivi interni all’azienda, favorendo un risparmio nei costi e un riflesso positivo sulla produttività.

Non è tutto, però; sono emerse criticità. Le dimensioni del coordinamento del lavoratore agile con l’organizzazione complessiva del lavoro, ad esempio; la condivisione di informazioni e la riduzione dei tempi di risposta alle richieste o il bilanciamento corretto delle pause. Ecco che la contrattazione collettiva, quale fonte privilegiata di regolamentazione dello svolgimento della prestazione di lavoro in modalità agile, dev’essere perciò valorizzata.

Nel Protocollo, le Parti – Ministero e sigle sindacali - convengono dunque sulla necessità di realizzare azioni condivise per fornire risposte concrete ai grandi cambiamenti che l’innovazione tecnologica produce nei modelli organizzativi aziendali (di conseguenza, nei modi di pensare il lavoro) e per favorire lo sviluppo di un moderno sistema di relazioni industriali. Il peso di questo importante nuovo complesso di regole sta nel porre le basi per creare un clima di fiducia, coinvolgimento e partecipazione come premessa fondamentale per la corretta applicazione del lavoro agile nel settore privato, fornendo linee di indirizzo che possano rappresentare un efficace quadro di riferimento per la futura contrattazione collettiva, nazionale e aziendale e/o territoriale, fermi restando gli accordi in essere, anche individuali.

Benché la legge n. 81/2017, nello specifico gli articoli dal 18 al 24, resti il punto d’appoggio normativo, il Protocollo fa, nelle intenzioni degli stesori, un ulteriore importante passo: rendere “contrattualmente strutturale” il ricorso al lavoro agile.  “Il Protocollo - afferma il ministro del Lavoro, Andrea Orlando (n.d.r.) - fissa il quadro di riferimento per la definizione dello svolgimento del lavoro in smart working, individuando le linee di indirizzo per la contrattazione collettiva nazionale, aziendale e territoriale, nel rispetto della disciplina di cui alla L. 22 maggio 2017, n. 81 e degli accordi collettivi in essere, e affidando alla contrattazione collettiva quanto necessario all'attuazione nei diversi e specifici contesti produttivi".

Confindustria, nelle parole del vicepresidente, ha salutato l'accordo a base del testo del 7 dicembre come un’esperienza da replicare. «È la prova che quando le parti sociali esercitano il proprio ruolo, e il Governo si rende disponibile a costruire con loro una adeguata sintesi, i risultati si ottengono in tempi brevi e senza inutili polemiche.». Cgil, Cisl e Uil commentano, infine, il riconoscimento che con l’intesa - un vero punto di svolta - è stato attribuito alla contrattazione collettiva, e la tutela economica e normativa che garantisce, nella stessa misura che per i colleghi presenti, ai dipendenti che eseguono la loro prestazione in modalità agile.

In tutto ciò, nuovo vigore dà allo “smart working” la variante Omicron del virus Covid-19. Il Ministro, preso spunto da un Consiglio dei Ministri che approvava l’ennesimo decreto emergenziale a fine dicembre 2021 incoraggiando i datori di lavoro all’utilizzo del lavoro agile per i dipendenti, ha firmato una circolare congiunta (Orlando, Brunetta), tutta tesa a raccomandarne l’uso, ora più che mai.    

Redigo.info 
 

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