Smart working, un lavoratore su tre è terrorizzato dal ritorno in ufficio
Un lavoratore su tre vuole restare in smart working e ha il terrore di tornare al lavoro in presenza. E' quanto emerge da una ricerca di Spot and web. In testa i lavoratori della PA (il 39% degli intervistati teme il ritorno in sede), seguono i dirigenti pubblici, professori, consiglieri, segretari, magistrati, (32%), solo terzi i dipendenti privati (27%). Più paurosi quelli delle multinazionali (il 26% preferisce lo smart working) mentre i dipendenti delle Pmi non temono nulla. I più coraggiosi in assoluto sono i lavoratori autonomi, ovvero artigiani e commercianti, anche perché molti di loro non si sono mai fermati. E poliziotti e carabinieri.
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Tra i motivi della paura, "è rischioso per via dell’aumento dei casi” (74% degli intervistati); “i trasporti non sono sicuri” (61%); il luogo di lavoro non è sicuro (55%); “produco piu da casa” (48%); “è semplicemente una scusa perché temono che a casa si produca di meno” (41%); “i miei figli si sono abituati a vedermi più spesso” (33%); “pensare di tornare in ufficio non mi fa dormire la notte” (21%); “i miei colleghi sono No vax” (12%).
Più coraggiose le donne, il 75% della quali non nutre timori nei confronti di un ritorno alla normale routine lavorativa; tra gli uomini, invece, la fetta di chi non ha paura rappresenta il 67% degli intervistati. I single hanno più voglia di tornare a lavorare: l’80% non ha alcun problema a tornare in ufficio. È comprensibile che chi si è abituato a stare a casa con famiglia e figli sia più restio ad abbandonare questa quotidianità. In testa tra chi si è stufato dello smart working i giovani tra i 25 e i 30 anni (84%), seguono i 30-40 anni (77%), poi i 50-60 anni (68%).
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Secondo Samantha Vitali, psicologa, psicoterapeuta e docente al Maps di Milano: "Da 2 anni la modalità lavorativa è cambiata e se all’inizio abbiamo faticato ad adattarci al mondo virtuale, ora che ci siamo abituati, la difficoltà sta nel tornare indietro. Abbiamo elaborato il lutto di un mondo apparentemente perduto e oggi che ne siamo fuori, non abbiamo più voglia di mettere nuovamente in discussione il nostro modo di vivere".