Bollette, "può saltare tutto". Italia, rischio blackout totale: la data che terrorizza il governo
Ci mancava solo il blackout di Natale. L'allarme lanciato ieri da Giancarlo Giorgetti non è, purtroppo, una bomba buttata lì a casaccio per dare forza alle richieste della Lega sulle bollette, ma un'ipotesi che più di un esperto nelle scorse settimane ha preso seriamente in considerazione di fronte all'incapacità di Bruxelles di conciliare la corsa verso la transizione ecologica con la necessità di avere il combustibile per passare l'inverno. «Se a livello europeo non si definisce un piano», ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, «in questo momento un blackout non è da escludere rispetto all'attuale assetto dell'approvvigionamento energetico». Dove per capire di che si parla occorre ricordare intanto che per una serie di motivi (tra cui la guerra geopolitica a Vladimir Putin) gli stoccaggi di gas (balzato ieri oltre i 100 dollari alla Borsa di Amsterdam) del Vecchio Continente, stando ai dati aggiornati di Gas Infrastructure Europe sono al 68% di riempimento, vale a dire 20 punti in meno rispetto al 30 novembre dello scorso anno e 26 punti in meno rispetto al 2019. E poi che l'Italia importa dall'estero il 95% del suo fabbisogno di metano (che alimenta quasi il 70% delle centrali termoelettriche). Prima di staccarcela, però, la luce ce la faranno pagare cara. Il Gme ha spiegato ieri che il prezzo dell'elettricità è aumentato nell'ultima settimana dell'8,4%. Percentuale che non rende bene l'idea di ciò che è accaduto negli ultimi mesi: il pun (prezzo unico) di ieri era di 270 euro per Mwh. La media del novembre 2019 era di 48 euro: si tratta di circa il 460% in più. Un balzo spaventoso che si è, ovviamente, trasferito sui prezzi al consumo, che secondo l'Istat a novembre sono schizzati del 3,8% su base annua, cosa che non accadeva dal 2008 (l'Eurozona ha fatto addirittura peggio, con il 4,9%, record degli ultimi venti anni).
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MANCANO I SOLDI
Sono questi numeri che, ad un paio di mesi dal mostruoso aumento dell'energia di circa 9 miliardi (tamponato dal governo con 3 miliardi), le bollette sono tornate al centro del dibattito politico. Dopo le richieste di Forza Italia e, soprattutto, della Lega, che sul tema ha deciso di giocare gran parte del suo spazio di manovra, tutti i partiti di maggioranza sembrano essersi accorti del problema e giurano di averlo messo in cima alla lista degli oltre 6mila emendamenti alla finanziaria fatti piovere in commissione Bilancio. Il problema, ovviamente, è trovare i soldi. Dopo aver più volte ribadito la sua volontà di intervenire sui rincari, ieri Mario Draghi, messo alle strette dalla delegazione azzurra (che ha anche alzato la voce sul fisco, chiedendo 2 miliardi di tasse in più o, ha detto Tajani, «ci saranno conseguenze») e da quella leghista durante il giro di consultazione preventivo avviato dal governo sulla manovra, ha dovuto mettere qualcosa di più concreto sul piatto. Contro il caro energia, in manovra ci sono 2 miliardi. Ma la dote potrebbe salire, grazie al tesoretto della riforma dell'Irpef che nel 2022 dovrebbe costare 6 miliardi e non i 7 stanziati a regime. L'orientamento, al momento, è quello di destinare gran parte delle risorse in più (si parla di circa 700 milioni, se non un intero miliardo) proprio a calmierare le bollette.
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Una soluzione che salva il premier dalle ire di Pd e Cinquestelle (visto che Lega e FI suggerivano di tagliare il reddito di cittadinanza per recuperare altre risorse), ma che difficilmente, vista l'esiguità dello sforzo, riuscirà a disinnescare la mina dei rincari. Anche perché il premier continua a parlare solo di sostegno alle famiglie, ma, come ha detto ieri Giorgetti, ci sono anche le «imprese che stanno andando fuori mercato» e rischiano di chiudere. D'altra parte Draghi, che è stato già bacchettato dalla Ue per l'eccessiva "spesa" inserita in finanziaria, nel tentativo di non lasciare nessuno a bocca asciutta in vista della corsa al Quirinale ha promesso un aiutino a tutti. E qualcosa forse vuole concedere pure ai sindacati, che minacciano di portare i lavoratori in piazza. Di qui la necessità di centellinare le briciole a disposizione. Una scelta che a inizio gennaio, quando l'autorità per l'energia comunicherà l'entità degli aumenti per il prossimo trimestre e quando il freddo inizierà a picchiare, potrebbe rivelarsi inadeguata. E piombare sul governo proprio mentre si apre la sfida per il Colle. Ma a quel punto forse saranno tutti troppo impegnati a cercare torce e candele per rendersene conto.
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